Cura e traduzione di Piero Sinatti
Questa antologia raccoglie parte degli ormai celebri Racconti della Kolyma di Varlam Šalamov, lo scrittore russo che ha descritto come nessun altro l’ultimo cerchio del Gulag staliniano: quell’immenso «Crematorio Bianco» che è la Kolyma, estremo Nord-est siberiano, immensa terra dell’oro e dei lager, dove lo scrittore ha vissuto diciassette anni come «nemico del popolo», condannato per «attività contro-rivoluzionaria trotskista». Il lettore troverà qui i fondamentali temi di Šalamov: l’inferno dei lager, segnato dallo sfruttamento estremo del lavoro, tipico del volontarismo staliniano; la ferocia; la solitudine; la disperazione; l’abbrutimento; la morte per fame, freddo, colpo alla nuca. Salvare la pelle alla Kolyma si può, ma solo di rado e per caso. Là crollano, prima del corpo, la mente e l’anima. A meno che non si sia capaci di resistere moralmente, di conservare dignità, memoria, parola. La prosa dello scrittore, con la sua frase essenziale, secca e rapida come deve essere «uno schiaffo allo stalinismo», è la sola in grado di rendere il senso e l’immagine di «quello che ogni uomo non dovrebbe vedere né sapere».
I detenuti che avevano ricevuto la condanna volevano essere strappati dal carcere ed essere inviati nel lager. Là c’era il lavoro, l’aria sana della campagna, la liberazione prima della fine della pena, la corrispondenza, i pacchi da casa, un compenso in denaro. L’uomo spera sempre nel meglio.