Introduzione di Riccardo Reim
Premessa di Vieri Razzini
Edizioni integrali
Entrato ormai a far parte dell’iconografia popolare, Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, oltre a essere una esplicita metafora della eterna lotta tra il bene e il male, è soprattutto un attacco che Stevenson ha voluto sferrare contro la repressiva e puritana letteratura inglese del periodo vittoriano. Ma ben più profonda è la volontà di indagine psicologica dell’autore, che ha concepito l’onesto e “positivo” Jekyll come un uomo fragile, incerto, drammaticamente lacerato tra impulsi contrastanti, costretto a celare quegli istinti che il crudele e vizioso Hyde soddisfa senza freni né dubbi. Il famoso romanzo di Stevenson è seguito da Il ladro di cadaveri, Janet la storta, I Merry Men, Olalla: l’arte straordinaria dell’autore rende anche questi racconti dei piccoli capolavori.
«La droga non aveva effetto discriminante; non era né diabolica né divina, soltanto apriva le porte della prigione della mia natura; e come i prigionieri di Filippi, quel che era chiuso dentro fuggì fuori. A quel tempo la mia virtù vacillava; la mia crudeltà, tenuta desta dall’ambizione, era all’erta e pronta a cogliere l’occasione; quel che ne nacque fu Edward Hyde.»