ECCO CHI HA FATTO LA PRIMA FIGURA DA CIOCCOLATAIO


LA VERITÀ SUI MODI DI DIRE
Dalla vittoria per il rotto della cuffia, al braccino corto: in un libro storia e curiosità sulle frasi fatte che usiamo ogni giorno
LUCIA ESPOSITO su LIBERO


Quando ci imbattiamo in un pasticcione e lo accusiamo di fare le cose "alla carlona" non evochiamo una signora un po' grassoccia di nome Carla ma il più grande di tutti i Carlo, il re dei franchi Carlo Magno, soprannominato "carlone" perché goffo e imbranato. I cioccolatai, invece, c'entrano eccome ogni volta che inciampiamo in una gaffe clamorosa e vorremmo sprofondare per la vergogna. L'espressione "figura da cioccolataio" ci porta nella Torino dei primi anni dell'800 quando, durante il regno di re Carlo Felice, i borghesi non potevano andare sulle carrozze trascinate da quattro cavalli che erano riservate ai nobili. Un giorno, un cioccolatiere che si era arricchito si fece costruire una bella carrozza con tanti cavalli ma il re lo convocò e lo invitò a usare un tiro a due perché "non poteva lui, re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme, permettersi di fè na figura da ciculatè, fare una figura da cioccolataio". Chi vince per il rotto della cuffia, invece, trionfa esattamente come un cavaliere medievale: pare che il detto provenga dal gioco medievale del "saracino" o della "quintana" in cui il cavaliere, armato di lancia, doveva colpire lo scudo di un fantoccio senza farsi disarcionare. Accadeva però che i cavalieri venissero colpiti e si aggiudicassero la vittoria seppure con la cuffia rotta

Quando per definire una persona avara diciamo che ha "il braccino corto" avendo in mente una mano che non raggiunge la tasca, ignoriamo che quest'espressione arriva da un tempo in cui i venditori di stoffe accorciavano veramente il braccio. Il tessuto veniva misurato utilizzando l'arto (del venditore). Quest'ultimo, ritraendo la mano, vendeva meno stoffa allo stesso prezzo. Vi siete mai chiesti da dove arriva l'espressione tagliare la testa al toro? Che cosa sono le pive che teniamo nel sacco e perché per descrivere una persona generosa nel giudizio diciamo che è di manica larga? Ancora: perché si fa il colpo gobbo, si mena il can per l'aia, si è al verde quando si è poveri e si vedono le stelle quando si soffre tanto?

È da poco uscito un libro che racchiude tutte le risposte a quasi duecento modi di dire. S'intitola Perché diciamo così? Origine e significato dei modi di dire italiani ( Newton Compton , 288 pp, 10 euro), lo ha scritto Saro Trovato, sociologo ed esperto di comunicazione che nel 2012 ha fondato Libreriamo.it per promuovere la lettura e la cultura attraverso i canali digitali. Il libro è una raccolta dei contenuti di "Perché si dice", la rubrica del sito di Trovato. "I modi di dire trasformano le parole in immagini. Per certi versi, sono una rappresentazione visiva della lingua. Immortalano un momento rendendolo memorabile. Le singole parole non avrebbero nessun senso e la frase nel suo complesso sarebbe incomprensibile se non legata a una data situazione. Tutto ciò è affascinante, perché è sinonimo di libertà linguistica. Creano una rottura con tutte le regole della linguistica, sono trasgressione allo stato puro. Per questo meritano attenzione e conoscenza", spiega l'autore.

Facile da consultare grazie all'indice alfabetico, il libro è un'enciclopedia suddivisa in capitoli che raggruppano le espressioni a seconda della loro origine. C'è il capitolo "Dal greco e dal latino" dove troverete tutte le risposte sui motivi per cui diciamo "avere delle remore", "non capire un'acca". Dalla letteratura abbiamo attinto frasi come "combattere contro i mulini a vento", cioè sfidare un nemico immaginario esattamente come nel romanzo di Miguel de Cervantes, don Chisciotte, mentre cavalca con il fido scudiero Sancio Panza intravede da lontano una quarantina di mulini e li scambia per giganti dichiarandosi pronto a sfidarli a duello. Quando diciamo che qualcuno è "senza infamia e senza lode" ci ispiriamo a Dante che nel Canto III dell'Inferno, definisce gli ignavi come "coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo". Ci sono espressioni che provengono dal mondo dei numeri ("sudare sette camicie", per esempio) e altre dalla storia (come la "spada di Damocle e la "vittoria di Pirro") e dal gergo militare ("rompere le scatole" arriva dalle trincee della Grande Guerra). Prendiamo parole dal mondo animale, dalla vita quotidiana, dallo scintillante ambiente dello spettacolo e da quello più serio della religione.

Ritenendo di avere un po' di voce in capitolo (a proposito: i capitoli del libro non c'entrano nulla dato che l'espressione risale al Medioevo) avremmo voglia di svelarvi la miriade di spiegazioni e curiosità che abbiamo soddisfatto leggendo questo libro ma non vogliamo andare alle calende greche...

 


17/11/2020

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