Io, vittima di stupro: «Non è una colpa di cui vergognarci»


Laurea ad Harvard, produttrice di film: la vita di Winnie è perfetta. Sino a una violenza in vacanza. Impiega 5 anni a tornare se stessa, poi ripercorre quel trauma in un romanzo. Terapeutico per lei e per tante donne che incoraggia a uscire dal silenzio 

DI DANIELA GIAMMUSSO 

Aria, ho bisogno di aria. Ma come sono finita a terra? Sento il peso del suo corpo sopra di me. Mi sta strozzando, non respiro. Dov’è il suo coltello? Ha le dita strette intorno alla mia gola. No, il sasso no, la testa no. Provo per l'ultima volta a muovermi. Poi, con un soffio di respiro, mi arrendo, «Qualsiasi cosa tu voglia fare, non uccidermi».

Amo la mia vita 
«Mamma, sono a Belfast, in Irlanda del Nord, per festeggiare il decimo anniversario del processo di pace. Hanno invitato tutti gli ex alunni del mio college». La mia famiglia vive in New Jersey negli Stati Uniti e mi rendo conto di averli cercati poco ultimamente, completamente assorbita dai miei ritmi. Sono fortunata: a 29 anni ho una laurea ad Harvard, lavoro nel cinema come produttrice e sono già stata alla cerimonia degli Oscar. In sei anni a Londra ho collezionato parecchie amicizie. Adoro viaggiare, l'ho fatto molto anche da sola, come autrice di guide turistiche. «Sarà un weekend pieno, ma spero di avere qualche ora per me», dico a mia madre al telefono, pensando a quell'escursione di cui ho letto: 17 chilometri nel Colin Glen Forest Park, fin sulle colline che dominano la città. Non vedo l'ora.

Mi ritrovo nell'incubo 
C'è un momento in cui la tua vita cambia per sempre. Un "prima" e un "dopo". Ancora non lo so quando esco dall'albergo, ma il mio corre lungo una vallata di quel parco di Belfast. E indossa un maglione bianco sin troppo sgargiante per una passeggiata nei verde. «Ehi, mi sono perso». È strano che quel ragazzo, 16 anni a occhio, si rivolga proprio a me: è evidente che sono una turista a passeggio. Cerco di essere gentile, gli mostro la mappa che ho nello zaino. Poi riparto per la mia escursione in solitaria. Arrivo al torrente e spunta di nuovo. «Da dove vieni?», incalza. E un pavee, uno dei ragazzi dei gruppi nomadi che vivono in Irlanda. Accelero il passo su per la collina e in cima mi ritrovo finalmente in simbiosi con la natura. Chiudo gli occhi per sentire il sole sul viso. Un fruscio tra i cespugli ed eccolo ancora. Non c'è più spazio per le buone maniere. L'irritazione lascia spazio alla rabbia, l'incertezza alla paura. «Cosa vuoi?», lo affronto. Il suo sguardo, la voce improvvisamente cambiano. «Ti piace fare sesso all'aperto?». Non credo a quello che ho appena sentito. «Winnie dattela a gambe, corri verso la strada», mi dico, ma è un attimo e con un braccio lui mi trascina tra gli alberi. «Non ti azzardare a urlare o ti ammazzo».

Ho pensato di non sopravvivere 
Durante lo stupro. A ogni verbale di polizia, visita medica o incontro con la psicologa. Ogni volta che ho visto la notizia sui giornali. Ho pensato di non farcela anche quando hanno preso lo stupratore. Ero pronta a testimoniare in tribunale, ma non è stato necessario perché proprio a pochi minuti dalla prima udienza lui si è dichiarato colpevole. In quei giorni, quasi di getto, scrivo quello che mi è accaduto. Pochi fogli, nero su bianco. Dopo cinque anni di difficile lavoro su me stessa per superare paure e depressione, quei fogli mi chiamano nuovamente. La scrittura mi permette di trasformare il mio trauma. Nella storia mi chiamo Vivian e per il mio aggressore immagino un passato e un processo. Non credo infatti che tutti i 'violentatori nascano "mostri" e se non capiamo i fattori che li portano a un comportamento violento, non saremo mai in grado di impedire che questi crimini accadano ancora. Inizio a frequentare i tribunali e mi accorgo quanto la procedura giudiziaria non tenga in alcun conto la serenità della vittima, che, al contrario, si ritrova spesso giudicata, quasi fosse lei sul banco degli imputati.

«Approccio troppo diretto» 
Molti editori hanno avuto paura di pubblicarlo, ma finalmente il mio romanzo è in libreria. Si intitola Dark Charter, capitolo nero, ma in italiano diventa Vittima innocente. Sono piena di orgoglio quando leggo le recensioni di giornali importanti come il Guardian o di una scrittrice simbolo come Joyce Carol Oatcs. Credo che mio padre non condivida in pieno la scelta di raccontare tutto quello che mi è accaduto, così come alcuni amici non sono riusciti a leggere le pagine in cui ripercorro l'aggressione. Ma è anche questo il motivo per cui ho scritto il libro: se la mia vulnerabilità può far riflettere, accendere discussioni, allora non è stato tutto inutile. Così accetto di andare a parlare della mia esperienza in giro per il mondo, dagli Stati Uniti alla Corea. Scopro che sono tantissime le vittime che ancora soffrono in silenzio. Incrocio i loro occhi, stringo le loro mani. Qualcuna mi abbraccia. Altre non riescono ancora a uscire dall'angolo dove si sono nascoste. Sono le protagoniste del mio secondo romanzo che ho iniziato a scrivere. «Anche io ogni volta vorrei dire a quella "me" cambia strada! Ma non siamo noi a doverci vergognare, sono i nostri stupratori», ripeto a tutte. Sento la responsabilità ed è incredibile l'energia che riusciamo a scambiarci.

È un crimine che segna 
Non tutti capiscono fino a che punto uno stupro stravolga anche per decenni il senso di te, la salute, la carriera, le finanze, la vita personale, i rapporti con amici e famiglia. Oggi mi sento molto cambiata dalla Winnie di quei giorni terribili. Sono finalmente più vicina alla Winnie di "prima", quella che non aveva paura del mondo, che voleva viaggiare, scrivere storie e avere fiducia nelle persone. Una persona mi ha fatto molto male, ma il sostegno di tante altre mi ha permesso di riprendere la mia vita. Sogno un giorno in cui tutte le sopravvissute possano parlare apertamente della propria esperienza, senza vergogna e senza paura di essere giudicate. Sogno istituzioni capaci di offrire sostegno alle vittime, oltre che punire i colpevoli. Forse sono un'ottimista, ma sono convinta che un cambiamento sia possibile e che tutti possiamo avere un ruolo nel farlo accadere.

Fonte: F 21/05/2019

 


21/05/2019

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