Il prof di storia reso ricco da Napoleone


Intervista con l'autore di «Revolution Saga»
La scrittura come castigo (ben remunerato), l'amore per l'Italia, i cinque milioni di copie vendute
Simon Scarrow, insegnante, racconta i suoi romanzi basati sull'imperatore di Francia e su Roma

di Alberto Pezzini

Simon Scarrow scrive libri di storia con l'idea addosso che i romanzieri storici abbiano prima di tutto una storia da raccontare.

Si concede talvolta qualche libertà ma soltanto se plausibile (un colloquio tra Robespierre e Napoleone in tempi incongrui) e se torni a vantaggio della riuscita narrativa. Nato a Lagos in Nigeria nel 1962, ha vissuto da bambino ad Hong Kong, ed infine - dopo un folto girovagare - si è trasferito in Inghilterra dove si è laureato all' Università dell'East Anglia a Norwich. La sua passione più ardente resta la storia romana nella cui conoscenza eccelle come pochi. Celebre è il ciclo di romanzi che viene indicato come La serie dell'Aquila. Protagonisti ne sono il centurione Lucio Cornelio Macrone e il suo braccio destro Quinto Licinio Catone, ex schiavo. Il romanzo storico II centurione è stato per mesi in vetta alle hit inglesi.

Oggi in Italia sta uscendo L'ultimo campo di battaglia (pp700, euro 9,90, Newton Compton), da Revolution Saga, in cui Napoleone Buonaparte e Arthur Wellesley, il Duca di Wellington, sono le due anime di un'epoca storica tormentata. Il libro è il quarto della saga e narra gli inizi di questi due uomini così diversi ma destinati ad incrociare le loro vite. Uno piccolo di statura, vulcanico, nato sul mare, insonne e destinato a volare come un'aquila sopra i territori che avrebbe conquistato con le armate; l'altro, un figlio cadetto della nobiltà inglese, cachettico, rischierà di morire appena nato. Nell'Ultimo campo di battaglia emerge la sanguinosissima Waterloo, in cui Napoleone sbaglierà i calcoli mentre Wellington dovrà alla sua resistenza metodica e strenua la vittoria che per tanti avrebbe salvato l'Europa dal tiranno. La produzione di Scarrow (tra i prossimi protagonisti di Book City a Milano) è mostruosa: dal 2000 ha sfornato 36 romanzi storici scrivendo all'incirca quasi 10.000 pagine, 5 milioni di copie vendute nel mondo.

Professor Scarrow, qual è il suo segreto?

«Tentare di non annoiare e fare in modo che il lettore si ingolosisca con ogni romanzo che resta un libro dotato di autonomia pur facendo parte di una serie».

Ha iniziato a scrivere giovane. Rinuncerebbe alla scrittura?

«La scrittura non è una scelta ma una specie di castigo. Per me sarebbe impossibile non continuare a farlo. Nonostante questo, trovo molto duro iniziare a scrivere ogni giorno ed a volte devo costringermi. Dopo avere cominciato, tuttavia, vado avanti ore. Non riesco a pensare ad una forma più efficace di intrattenimento».

Come mai nutre una profonda passione per la storia italiana. Preferisce i Romani di Asterix o gli anglosassoni di Tony Blair?

«Il mio interesse per la storia italiana nasce con lo studio del latino alle superiori ed anche con quello della storia europea: il tutto prima dell'università. Dura non nutrire interesse per la storia italiana che ha spesso rappresentato il cuore dell'evoluzione europea nelle arti, scienze, nell'economia ed in politica. Sempre stato un fan di Asterix ma quasi mai di Blair né degli inglesi. Perché, così tanti di noi non hanno votato per la Brexit?».

Ha messo insieme Napoleone e il Duca di Wellington. Perché?

«Sono entrambi due simboli significativi di un periodo storico cruciale».

Per anni abbiamo considerato Denis Mack Smith uno storico inglese capace di scrivere saggi come romanzi. Non ha mai sentito la tentazione di farlo anche lei?

«Ho scritto ogni tanto qualche saggio ma il mio lavoro di romanziere è talmente duro da non lasciarmi spazio».

Lei quando scrive?

«Quando il mio editore mi chiama e mi ricorda la data della consegna... O da mezzogiorno al pomeriggio inoltrato, e la sera tardi».

Quale scrittore l'ha maggiormente influenzata? Robert Graves ed i suoi romanzi su Claudio sono stati importanti?

«Ho letto Graves a scuola e ho amato la descrizione intrigante che fece del palazzo imperiale dei Cesari ma sono stato influenzato soprattutto dai lavori di C.S. Forester e Lindsey Davis».

Ha insegnato per tanti anni. Le manca quella vita?

«Tantissimo. È molto difficile poter combinare l'insegnamento con la scrittura così decisi di prendermi una breve pausa dal 2005... che non è terminata ancora oggi. Il nostro sistema educativo non è mai stato valorizzato dai nostri politici che hanno sempre confuso l'insegnamento con l'educazione: sono due cose diverse».

Chi sono per lei i migliori narratori storici nel mondo oggi?

«Secondo me, uno dei migliori è C.C. Humphreys. Ha grande stile ed energia e sa evocare mondi trascolorati nel tempo con un piglio unico».

Il suo cibo preferito? La sua città dei sogni?

«Prima di diventare vegetariano il mio cibo preferito era la carne marinata dello Snake King Restaurant in Hong Kong dove ho vissuto alcuni anni da bambino. La mia città dei sogni Venezia. L'Italia torna sempre».

Fonte: Libero 26/09/2017


26/09/2017

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