Introduzione e traduzione di Giampiero Cara
Edizione integrale
L’amore, la fede, la libertà, l’amicizia, la natura, la giovinezza, la vecchiaia, la solitudine, la morte: con un linguaggio poetico e pregnante, con immagini tenere e icastiche e con una espressività aforistico-assertiva diretta e appassionata, ricca di similitudini e contrapposizioni, Gibran parla al cuore della gente non da filosofo, non da politico, non da scrittore, ma da «profeta», fondendo in un’unica visione spirituale Oriente e Occidente, Europa e Asia, cristianesimo e islamismo, induismo e buddismo. L’intensità emotiva e fideistica del suo pensiero e della sua scrittura ha costituito un elemento dirompente per centinaia di migliaia di lettori disorientati dallo sgretolamento dell’Occidente faustiano e delle sue certezze e affascinati da una parola che al di sopra di ogni cultura e ogni religione mirava a recuperare l’essenza autentica del vivere e il suo aspetto più intimamente e profondamente sacrale.
«Ho cercato la solitudine perché detesto quella grande e terribile istituzione che la gente chiama civiltà.»