I capolavori della letteratura dell'Ottocento | |
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AA.VV. | |
9788854183490 | |
Goethe, Le affinità elettive • Austen, Orgoglio e pregiudizio • Manzoni, I promessi sposi • Melville, Moby Dick • Flaubert, Madame Bovary • Dostoevskij, Delitto e castigo • Wilde, Il ritratto di Dorian Gray
Edizioni integrali
Geniale rappresentazione della disgregazione della società aristocratica settecentesca e del tramonto di un mondo, Le affinità elettive di Goethe cela in sé, sotto apparenze semplicissime, una malinconica riflessione sulla potenza dell’eros e sull’irreversibile scorrere del tempo, ma anche sul contrasto tra natura e istituzioni dell’uomo. Orgoglio e pregiudizio è certamente l’opera più popolare e più famosa di Jane Austen: la storia delle cinque sorelle Bennet e dei loro corteggiatori, è un vero e proprio long-seller, ineccepibile per l’equilibrio della struttura narrativa e lo stile terso e smagliante. Vertice della letteratura italiana, la storia di Renzo e Lucia, don Abbondio e padre Cristoforo, don Rodrigo e l’Innominato ha appassionato generazioni di lettori, tanto che I promessi sposi di Manzoni occupa ancora oggi un posto del tutto speciale nelle biblioteche d’Italia. Moby Dick è l’opera più celebre dell’Ottocento americano: grande romanzo del mare, narra la drammatica sfida del Capitano Achab alla Balena Bianca, colosso marino ma anche creatura metafisica, figurazione dell’inconoscibile. La storia della caccia alla Balena Bianca diviene un’allegoria del destino dell’uomo. La pubblicazione di Madame Bovary fu il primo e più clamoroso caso di pubblica censura ai danni di un’opera moderna: la Emma di Flaubert divenne immediatamente il simbolo del disagio e dell’insofferenza borghese, vittima della sua stessa smaniosa irrequietezza. Uno dei più grandi capolavori della narrativa russa (e quindi di ogni tempo e Paese), Delitto e castigo è di sicuro il più celebre dei romanzi di Dostoevskij: il giovane Raskòlnikov uccide una vecchia usuraia, ma è tormentato dalla coscienza della colpa e del proprio fallimento. Il ritratto di Dorian Gray è considerato il romanzo simbolo del decadentismo e dell’estetismo. In esso Wilde dà vita a un mito destinato all’immortalità: il sogno di possedere un ritratto che invecchi al suo posto, assumendo i segni del tempo, diviene per Dorian Gray una paradossale, terribile realtà.