IO LEGGO TE E TU LEGGI ME: ROMANZI STORICI INCROCIATI


«La Lettura» ha chiesto a due campioni del romanzo storico di recensirsi reciprocamente. Strukul legge le avventure nel Duecento di Simoni, che sua volta s'inoltra nel Settecento del collega: protagonista è il pittore Canaletto

Marcello, mi piace la tua Napoli di rapaci
di MATTEO STRUKUL

È la Napoli di Federico II di Hohenstaufen il teatro d’avventura del nuovo thriller storico di Marcello Simoni. Il titolo è davvero evocativo - Il castello dei falchi neri - e contiene un enigma, uno dei tanti a dire il vero, che come da tradizione Simoni regala alle sue lettrici e ai suoi lettori.

Ma facciamo un passo indietro.

Siamo nel 1233, all’indomani della sesta crociata, al termine della quale Federico II, lo stupor mundi, s’incoronò re di Gerusalemme nel marzo del 1229. Una crociata che, lungi dal causare un tributo di sangue, venne vinta dall’Hohenstaufen con grande scaltrezza, quasi egli fosse un capitano di ventura, non già un crociato e un soldato di Cristo. Egli infatti, già scomunicato per aver ritardato la partenza della spedizione precedente, la quinta, conquistò la Città Santa stipulando un accordo diplomatico con il sultano al-Malik al-Kamil. Peggio ancora, dal momento che il pontefice non aveva ancora revocato la scomunica, egli indossò la corona in totale spregio delle regole ecclesiastiche.

Da qui nacque l’odio giurato del papa e un conflitto crudele fra quest’ultimo e l’imperatore del Sacro Romano Impero, uno scontro senza quartiere che trovò la propria composizione solo grazie all’intervento di mediazione del Gran Maestro dei Cavalieri Teutonici Ermanno di Salza, uomo di fiducia di Federico, abilissimo diplomatico, glorioso interprete di quel ruolo di monaco guerriero che era proprio dei più valorosi fra i crociati.

Ma questa è solo la cornice del romanzo poiché Simoni, come nel suo stile, sceglie di raccontare una storia dove i protagonisti sono personaggi d’invenzione che, tuttavia, incarnano lo spirito del tempo e le figure realmente esistite. Ed è questo un merito poiché, com’è consuetudine, le sue avventure hanno il pregio di intrattenere ma anche di favorire un apprendimento che rappresenta la base perfetta da cui partire per eventuali approfondimenti. 

Entra in scena, allora, Oderico Grifone, dei Grifoni di Napoli, nobile famiglia che, al ritorno del giovane crociato dalla Terrasanta, si trova in completa decadenza, impoverita, piegata dai debiti per via delle altissime tasse imposte proprio dall’Hohenstaufen attraverso i suoi giustizieri.

Tuttavia, questo è davvero solo l’inizio di una discesa all’inferno per Oderico il quale, accompagnato dal misterioso Al-Qalam, scopre ben presto di essere stato considerato morto dopo cinque anni d’assenza. Mentre tenta di ricostruire l’accaduto, apprende che la sorella è andata in sposa all’odiato Rogerio Castagnola e, peggio ancora, Goffredo, fratello di quest’ultimo, ha messo gli occhi sul suo grande amore: la bellissima Fabrissa che ora è promessa proprio al gaglioffo in questione.

Con ritmo incalzante e rivelazioni a ogni pagina, Simoni conduce il lettore in una vicenda a dir poco intricata, tessendo trame e sotto-trame e, così facendo, garantendo tutti gli ingredienti vincenti di un romanzo molto ben concepito.

A questa serie di intrighi e tradimenti, Marcello Simoni aggiunge, in filigrana, un ulteriore livello narrativo in cui elementi dalla forte connotazione simbolica giocheranno un ruolo di primissimo piano nella vicenda.

Colpisce una volta di più la dotta ricostruzione e analisi da parte dell’autore di temi originali del Medioevo, si pensi per esempio alla ricerca di reliquie, al significato profondo della falconeria, alle tecniche di addestramento dei rapaci. A questo proposito, Simoni riesce a ricordarci, in modo avvincente, che Federico II di Hohenstaufen fu profondo conoscitore di quell’arte venatoria, tanto da volere alla propria corte straordinari falconieri mediorientali i quali non mancarono di renderlo edotto sulle più favolose invenzioni, atte a migliorare l’addestramento dei predatori.

Vanno poi menzionate le belle descrizioni, mai fini a sé stesse, ma sempre tese a calare lettrici e lettori nel cuore della vicenda; viene a mente, a titolo d’esempio, quella del quartiere portuale di Napoli mentre Aloisia, dalla torre Mastra, riempie il proprio sguardo dello splendore dei fondaci, del mercato e poi del mare di Napoli e dei navigli.

Ne esce un romanzo che fonde dunque l’avventura al thriller, tenendo ferma quella verosimiglianza storica che è da sempre il marchio di fabbrica dello scrittore emiliano, il quale ha dimostrato nel tempo un’attenzione e una cura tali da renderlo, senza alcun dubbio, autorevole esponente di questo genere letterario.

Da tutto questo emerge in modo chiaro l’amore dell’autore per l’Italia e per le tante, diverse anime e culture che l’attraversano, le quali originano proprio da quel Medioevo che egli racconta, da sempre, firmando storie avventurose dalle ambientazioni più diverse: da Alghero a Firenze, da Pomposa a Napoli, e così proponendo un percorso narrativo – e di lettura - che è anche una presa di coscienza collettiva della grande eredità di Storia e Bellezza del nostro Paese.  

 

 

Matteo, bello vagare nella tua Venezia nera
di MARCELLO SIMONI

Con Il cimitero di Venezia Matteo Strukul si inserisce in quel filone di narrativa storica che trasforma dei personaggi celebri del passato in detective improvvisati – per obbligo delle circostanze o per necessità –, così da porne in risalto l’acume, il fascino intellettuale e, perché no, l’orientamento artistico. Del resto, come sottolinea Carlo Oliva nella sua Storia sociale del giallo (Todaro editore, 2003), prima dei tempi di Eugène-François Vidocq (1775-1857), ex delinquente rinnegato e indagatore della brigata de la Sûtré parigina, non esistevano vere e proprie figure professionali dedite a infiltrarsi nel mondo della malavita al fine di colpirla dritta al cuore. Fino ad allora, birri, gendarmi e armigeri si erano limitati per lo più a sedare spiriti rivoltosi, trascinare alla gogna gli arruffapopoli e a liberare le taverne dai forestieri molesti.

Ecco quindi, nell’ambito della letteratura contemporanea, sorgere figure come l’Aristotele detective di Margaret Doody, l’anatomista Mondino de’ Liuzzi di Alfredo Colitto e il Dante Alighieri “in giallo” di Giulio Leoni, per non parlare del celebre inquisitore Nicolas Eymerich di Valerio Evangelisti che, difendendosi dall’accusa di sfruttare la grandezza di una figura storica per inseguire facili successi, replicò nella postfazione di un suo romanzo che tanto varrebbe, a questo punto, stigmatizzare Alexandre Dumas per essersi occupato di D’Artagnan, realmente esistito, e averlo trasfigurato a suo modo.

Venendo al Giovanni Antonio Canal, detto “il Canaletto”, di Matteo Strukul, possiamo dire che la scelta dell’autore è ricaduta su un personaggio storico per nulla scontato. Vissuto nel Settecento, nel pieno fulgore dell’espressione artistica veneziana, fu pittore, incisore e geniale vedutista che incontrò, nel corso dei secoli, fortune alterne. Criticato e poi apprezzato proprio a causa dalla sua particolare tecnica pittorica, al servizio di un’oggettività raggiunta grazie alla prospettiva e all’uso della camera ottica, si lascia alle spalle un profilo biografico pieno di vuoti. Senza contare che il fatto di non aver avuto né figli né moglie lo definisce un soggetto idoneo a poter essere utilizzato in una trama libera, avventurosa, di spionaggio, senza correre il rischio da parte dell’autore di stravolgere la sequenza degli eventi verificatisi per davvero a Venezia nell’anno Domini 1725. Anno in cui, secondo la trama del romanzo, un cadavere di ragazza viene ritrovato alle luci dell’aurora nelle acque gelide del malfamato Rio dei Mendicanti. Un cadavere col petto squarciato, che subito desta il raccapriccio di un barcaiolo e le inquietudini degli Inquisitori di Stato.

Il modo in cui il Canaletto resta coinvolto nella vicenda è tanto macchinoso quanto inquietante. Solo un capitolo per volta, in un susseguirsi di rivelazioni e sviluppi rocamboleschi, l’implicazione del vedutista verrà resa chiara, mettendolo al centro di un intrigo assai più complesso di quanto non si presenti all’inizio. Un intrigo che rischia, per un crudele gioco di coincidenze, di farlo apparire colpevole di omicidio davanti agli organi più terribili della polizia della Serenissima.

Non è solo su Antonio Canal, tuttavia, che si sofferma la cinepresa narrativa di Strukul, posandosi ora su una dama d’intrigo dal volto occultato da una morretta, ora su misteriosi spadaccini ammantati di nero, perfidi lacchè, giovani borseggiatori, tenutarie di loschi ridotti e sul doge in persona. La girandola dei personaggi coinvolti in questa trama di spionaggio è così vorticosa da rischiare di confonderci, se non fosse per l’emergere di figure emblematiche come la bella Charlotte von der Schulenburg, fabbricatrice di lenti ottiche, e il medico ebreo Isaac Libermann, alle prese col diffondersi di una pericolosa epidemia di vaiolo.

Al di là delle persone in carne e ossa (o meglio, di carta e inchiostro), protagonista incontrastata di questo romanzo è la Venezia del XVIII secolo. Matteo Strukul la ama alla follia e non si lascia sfuggire occasione per dimostrarcelo, arricchendo le sue pagine con un’esuberanza di scorci di palazzi, distese d’acqua nebbiosa, officine di soffiatori di vetro, tuguri di perdizione e camere gentilizie arredate con tavoli dalle gambe a sciabola, soffitti di legno intagliato e poltroncine foderate di tessuti pregiatissimi. E proprio in questa nuvola di immagini si coglie il peccato assolutamente veniale di molti autori di romanzi storici: non saper contenere la fascinazione per l’epoca che descrivono. L’epoca alla quale, attraverso il tramite della ricerca e della fiction, sentono d’un tratto di appartenere. L’epoca in cui desiderano trascinare i loro lettori, affinché si nutrano del loro stesso incanto.

Del resto, chi scrive conosce molto bene questo canto di sirene. Un canto al quale noi narratori usiamo opporre la moderazione di un monaco medievale. Come una dieta dell’anima. Per non restarne schiavi.


10/07/2022

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