ECCO COME PARLANO GLI ANIMALI


Anche loro si sono evoluti culturalmente: scoperti alcuni segreti
I delfini si chiamano per nome, le orche con un fischio, ai cavalli basta uno sguardo. E la foca è capace di imitarci
DANIELA MASTROMATTEI su Libero

 

I delfini si chiamano l'un l'altro per nome, le orche con un fischio e i bonobo amano le parolacce. Se i cavalli si capiscono con uno sguardo, gli anatroccoli sono in grado di superare complicati test di pensiero astratto. E i cani? Puoi dire loro qualsiasi cosa, ti guarderanno sospirando: "Mio Dio, hai ragione! Io non ci sarei mai arrivato". Ma sanno essere severi e punitivi con gli sleali e perdonare se ci si scusa.

Gli animali sono più simili a noi di quanto non immaginiamo. Hanno sviluppato sofisticati sistemi di organizzazione sociale e di comportamento, che rientrano a pieno titolo negli schemi che gli esseri umani chiamano "cultura", come spiega il biologo marino, scienziato comportamentale Karsten Brensing nel suo ultimo libro Cosa pensano gli animali? ( Newton Compton Editori).

Anche noi abbiamo avuto la nostra età della pietra. Ci siamo evoluti e così stanno facendo le bestiole con i loro tempi. Alcune si esprimono con dei suoni, altre con il linguaggio del corpo e altre ancora con delle dinamiche esistenziali particolarmente raffinate. Agiscono con franchezza o mentono con intenzionalità. Il corvo per esempio, oltre a divertirsi come un matto facendo snowboard sui tetti innevati, s'immedesima in un altro corvo per prevederne il comportamento mentre la gazza vi entra in casa e non si sa se per guardarsi allo specchio o per rubarvi gli oggetti più luccicanti.

Come inquadrare queste capacità e quando e in quali circostanze le hanno acquisite? E qual è il rapporto tra uomini e animali a questo riguardo? Cosa ci distingue veramente?

"Non molto", risponde Brensing. "Noi uomini abbiamo delle particolarità che ci garantiscono il successo come specie, e non è il fatto di possedere una lingua. Non intendo detronizzare la specie umana, ma ci sono altri esseri senzienti e consapevoli di sé".

Un giorno forse inizieremo a salutare con cordialità quella cornacchia che gracchia nel parco vicino o quel topolino che all'improvviso spunta romanticamente nella casa di campagna. Spesso si dice: quando il gatto non c'è i topi ballano. Non è una leggenda metropolitana, questi animaletti sempre pieni di energia fanno festa ogni volta che ne hanno l'occasione, rivela il biologo, con la stessa consapevolezza le formiche si agghindano prima di tornare a "casa".

Riprendiamo le sostanziali differenze tra uomo e animale. I bambini emettono dei suoni incomprensibili nei primi mesi di vita, solo crescendo imparano a parlare correttamente la lingua dei genitori (l'italiano, l'inglese, il tedesco, il cinese... qualunque essa sia con una facilità incredibile). Vi ricordate la storia (vera) del bimbo abbandonato nella foresta che nel corso degli anni aveva acquisito solo il linguaggio delle scimmie? Come noi, gli animali imparano a "vocalizzare" solo dopo aver ascoltato il richiamo tipico della propria specie.

Ecco l'importanza del feedback uditivo. Alcuni uccelli in particolare sono in grado di riprodurre esattamente i suoni che sono abituati ad ascoltare. "La comunicazione acustica è un tipo di comportamento che può essere ereditario, ma anche appreso. Esempi di segnali ereditati sono l'abbaiare dei cani o il miagolio dei gatti. Il canto degli uccelli invece è un suono appreso", precisa il biologo. I maschi cantano per impressionare le femmine o marcare il territorio, dalla potenza del metropolitana, questi animaletti sempre pieni di energia fanno festa ogni volta che ne hanno l'occasione, rivela il biologo, con la stessa consapevolezza le formiche si agghindano prima di tornare a "casa".

Riprendiamo le sostanziali differenze tra uomo e animale. I bambini emettono dei suoni incomprensibili nei primi mesi di vita, solo crescendo imparano a parlare correttamente la lingua dei genitori (l'italiano, l'inglese, il tedesco, il cinese... qualunque essa sia con una facilità incredibile). Vi ricordate la storia (vera) del bimbo abbandonato nella foresta che nel corso degli anni aveva acquisito solo il linguaggio delle scimmie? Come noi, gli animali imparano a "vocalizzare" solo dopo aver ascoltato il richiamo tipico della propria specie.

Ecco l'importanza del feedback uditivo. Alcuni uccelli in particolare sono in grado di riprodurre esattamente i suoni che sono abituati ad ascoltare. "La comunicazione acustica è un tipo di comportamento che può essere ereditario, ma anche appreso. Esempi di segnali ereditati sono l'abbaiare dei cani o il miagolio dei gatti. Il canto degli uccelli invece è un suono appreso", precisa il biologo. I maschi cantano per impressionare le femmine o marcare il territorio, dalla potenza del canto emergono personalità e carattere, forza e determinazione.


Ma quali sono le specie che hanno una lingua? "Per rispondere a questa domanda, è necessario chiarire due aspetti importanti, che ci spiegano il motivo per cui l'intelligente Border Collie Betsy con il suo collaudato vocabolario da talkshow di 340 parole non sarà mai in grado di padroneggiare una lingua e per cui, invece, i pipistrelli potrebbero farlo - afferma lo scienziato -. I due principali ingredienti di una lingua sono la capacità di apprendimento vocale e la comprensione dei gesti". Betsy è senz'altro un cane molto intelligente, ma non potrebbe emettere un miao. Nessun cane può farlo. Così come nessun gatto può fare bau o nessun maiale muu. Gran parte degli animali può riprodurre solo i suoni innati. Essi sono geneticamente definiti e incapaci di aggiungerne altri. Per fortuna però esistono diverse pronunce, sicché alcune specie sono in grado di percepire, a partire da un suono, chi l'ha emesso.

Gli xerini della famiglia degli scoiattoli sono effettivamente capaci di distinguere i singoli individui in base alla voce. Lavorano suddividendosi i compiti, uno dei più importanti è fare la guardia. Durante questa attività gli "scoiattoli di terra" si sollevano e guardano da una parte all'altra. Se si avvicina un uccello predatore, gridano "nascondetevi", mentre se si avvicina un serpente urlano "sugli alberi".

Queste sentinelle sono socialmente molto importanti e non devono preoccuparsi della ricerca del cibo, perché il loro compito è tenere gli occhi aperti e restare vigili. In cambio, gli altri provvedono a sfamarle. Ma cosa succede se a una di esse viene l'idea di far finta di fare la guardia, solo per risparmiarsi la fatica della ricerca del cibo? E quindi ottenere vantaggi con il minimo sforzo?

I furbetti qui non hanno scampo, vengono smascherati dal suono del richiamo. Che sensibilità. Anche perché chi gode di certi privilegi ha pure maggiori probabilità di riprodursi, contribuendo quindi a consolidare geneticamente il comportamento e a renderlo parte dello sviluppo evolutivo della specie.
Anche i cani sono in grado di riconoscere i diversi tipi di richiami o di allarmi. Ma come gli scoiattoli, non sono in grado di aggiungere elementi acustici nuovi al loro repertorio che fa parte del patrimonio genetico della specie. Alcune specie di uccelli invece sono geneticamene meno definiti, come i corvi che riescono a trasmetterne di nuovi. E gran parte di essi sono legati al sesso: quindi una determinata quantità di vocalizzazioni viene emessa solo dai maschi o solo dalle femmine. Delle ghiandaie si sa che conoscono 15 tipi diversi di richiami e segnali di pericolo che segnalano la presenza di falchi o gufi. Questi ultimi hanno una diversa pericolosità e richiedono una reazione speciale. Tra le gazze dello Sri Lanka si è visto che ricorrono all'imitazione dei richiami dei loro nemici naturali per avvisare non solo gli esemplari della loro specie, ma anche altri animali. L'altruismo bestiale.

Una lingua è un patrimonio culturale, prezioso, che si trasmette da un individuo all'altro. Ed esistono animali che teoricamente potrebbero parlare perché possiedono la capacità di vocal learning. Oltre ai pappagalli, tre altre specie emettono suoni simili ai nostri. Uno infila il naso nella bocca, l'altro non apre la bocca e il terzo si comporta come noi. Il primo è un elefante asiatico chiamato Koshik, che sa pronunciare tre parole in coreano. Il secondo si chiama Noc ed è un beluga (scelto spesso come soldato marino e addestrato per operazioni militari) divenuto famoso per aver chiesto a un sommozzatore militare, appunto, di immergersi. La sua voce emette suoni come quelli di un bambino.
Il terzo è una foca di nome Hoover, nota per il tipico saluto all'ingresso dello zoo "Hey, you! Get outta there!" (Ehi tu, vattene di qui!). I tre "campioni" condividono esperienze comuni: sono stati separati molto presto dalle loro madri e allevati dagli uomini. Hoover fu trovato abbandonato, Noc e Koshik sono stati sottratti dal loro habitat naturale dai loro futuri proprietari. Ma non è importante che un animale riesca a imitare la lingua umana; piuttosto, conta la capacità di riuscire ad ampliare il suo repertorio nell'arco della vita. Non possiamo dimenticare i pappagalli: il famoso Alex, un cenerino di proprietà della scienziata Irene Pepperberg, era capace di aggiungere parole e suoni al suo repertorio, ma anche di capirne il significato. Riusciva a contare e a usare, in base al contesto, anche gli avverbi modali. Conosceva ben sette colori, cinque forme e contava fino a sei. Non si sa se le sue capacità sarebbero state espresse anche in un ambiente naturale.

Invece sapete perché la nostra parente prossima, la scimmia antropomorfa, non è capace di articolare la parola come facciamo noi, anche se versi e gesti sono più che sufficienti per farsi capire. A causa dell'anatomia della laringe, la nostra è collocata più in basso e nella faringe c'è più spazio per articolare le parole. Rispetto alle scimmie, la nostra lingua si muove in tre direzioni. Lo spazio cavo così formato ha contribuito, insieme alle corde vocali, a sviluppare la capacità di poterci esprimere come facciamo. Le scimmie antropomorfe, non hanno avuto la stessa fortuna e, come le altre specie animali, sono rimaste legate al suono che hanno ricevuto geneticamente dalla nascita.

Poi è bello sapere che i delfini sono intelligentissimi, sanno dialogare velocemente riuscendo a utilizzare nuovi concetti, a comprendere perfettamente alcune nostre frasi e a riconoscere nomi e colori degli oggetti; che alla femmina Akeakamai sono state poste domande alle quali poteva rispondere premendo due tasti, quello del sì e quello del no. Ed è stata capace di rispondere correttamente al quesito (la palla blu è sul fondale?) riconoscendone "l'assenza". È certo però che non potrà mai parlare come noi.
Gli animali hanno un loro linguaggio. E ci piacciono così.

 

 

 


23/11/2020

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