Con quiz ed enigmi mi vendico del rompicapo di papà che da 15 anni non riesco a risolvere


L'intervista a Iacopo Cellini su Tuttolibri

 

Con quiz ed enigmi "mi vendico" del rompicapo di papà che da 15 anni non riesco a risolvere 

Dodici indovini e cartomanti vengono uccisi dopo il successo del "Gioco di Andromeda" un nuovo giallo-game che sfida il lettore a "catturare" l'assassino a suon di scaltrezze

Di Miriam Massone

Iacopo Cellini, 33 anni, accento toscano (è di Lucca) e animo gaio, era appena nato quando scoppiò la moda dei librogame negli Anni 90: «Li ho scoperti tardi ma ne conservo ancora qualcuno». Il suo stile li ricorda, ma il meccanismo dei suoi romanzi è più raffinato, complice gli studi in semiologia e gli anni trascorsi a risolvere anagrammi, giochi crittografici e sciarade. Con le parole oggi è un prestigiatore. Cita gli oroscopi e i cartoni animati, ma è quanto di più lontano da un nerd. Tutta razionalità e logica. 

 

Nell’«Enigma dello Zodiaco» indovini e cartomanti sono cialtroni e fanno una brutta fine: voleva divertirci o avvertirci? 

«Il mio libro è un giallo-gioco pensato per divertire, ma allo stesso tempo crea tensione perché si innesca una sfida tra chi costruisce l'enigma e chi invece deve risolverlo. Il lettore combatte un avversario a suon di scaltrezze. Si diletta ma deve anche impegnarsi». 

Quanto la intriga la sfida nel suo quotidiano?

«Tantissimo. Trascorro la maggior parte del tempo a costruire giochi, quiz, enigmi. La vena letteraria è marginale rispetto alla mia indole sfidante». 

Ma ora è autore di bestseller: dunque come possiamo definirla?

«Enigmista, più che scrittore». 

Come è arrivato in libreria?

«Per caso. Mi hanno rintracciato grazie al mio blog Enigmatopia, aperto nel 2018 quando decisi che da solutore di giochi, volevo diventarne l'autore. La svolta, l'anno scorso: dopo il clamoroso successo del puzzle letterario La Mascella di Caino, la Newton mi ha proposto di scrivere un libro simile, ma tutto italiano. Così è nato Il gioco di Andromeda. E da lì non mi sono più fermato». 

Un debutto "su commissione". Questo secondo libro invece a cosa si ispira?

«Alla vicenda di Zodiac, il serial killer attivo alla fine degli anni Sessanta in California. Mi ha sempre incuriosito. Il pretesto narrativo quindi è reale, ma la storia è completamente diversa. E soprattutto molto italiana. Volevo creare uno Zodiac nostrano». 

Qual e il primo tassello nella costruzione dei suoi giallo-gioco?

«Parto sempre dalla struttura ludica: in questo caso i 12 enigmi, che ho pensato di associare ai segni zodiacali. Quindi ho lavorato alla "copertura" narrativa: sono arrivati i personaggi, e infine la trama».

Per il detective Sibilla Agostini ha preso spunto da sue conoscenze?

«No, l'ho creata da zero anche se la sua passione per enigmi e rebus la accomuna a me. Ma io non ho il suo caratteraccio!». 

Lei è più mite come il Novellino allora?

«Ecco si, persino più introverso». 

Il mondo dell'occulto l'affascina o la spaventa?

L’astrologia, per quanto non ci creda, è ricorrente nei miei libri: mi affascina l'aspetto esoterico, simbolico e misterioso, ma solo in quanto funzionale alla narrazione». 

Tra lettori di mano o di ching, chiaroveggenti e maghi, da quale dei suoi 12 personaggi si farebbe predire il futuro?

«Dal caffeomante, almeno ci scappa un caffè». 

Quando si è appassionato di enigmistica?

«Mi piace da che ho memoria, cioè da quando avevo due o tre anni. È stato mio padre a farmela conoscere. Lui appartiene alla generazione per cui le parole crociate erano il vero passatempo, come oggi i videogiochi». 

Rigorosamente "Settimana Enigmistica"?

«Da bambino anche l’Enigmistica di Topolino: ero un consumatore famelico». 

Qual è il podio dei suoi giochi preferiti?

«Il cruciverba al primo posto. Poi i rebus e tutti i giochi ludo-linguistici come gli anagrammi o i cambi di lettere. Se c'è da giocare io ci sono. Purché non sia sport: sono un "poltronaro"». 

Ha Ruzzle sul cellulare?

«L'ho provato, ma preferisco Scarabeo». 

Ci sarà un enigma che proprio non riesce a risolvere?

«In realtà è un rompicapo manuale che mi portò mio padre da un viaggio in Sardegna, 15 anni fa. Ce l'ho qui, davanti a me. Ci sono degli anelli e una pallina nel mezzo, legata da alcuni spaghi. Bisogna riuscire, con qualche misteriosa mossa, a liberarla, ma fallisco sempre e già lo so: prima o poi prenderò le forbici e taglierò gli spaghi». 

E con il cubo di Rubik che rapporto ha?

«Ricordo la prima volta che l'ho risolto: ero in terza liceo durante una lezione di educazione artistica. Subito dopo un amico me lo scombinò tutto: l'avrei strozzato». 

Se dovesse assumere a Enigmatopia, cosa chiederebbe al colloquio?

«Bersaglierei i candidati di indovinelli, per valutare se e come sono in grado di cavarsela, come fa Sibilla nel libro». 

Lei si è laureato con una tesi sulla semiotica degli enigmi: di che si tratta?

«Ho fatto un parallelismo tra la materia enigmistica e la letteratura dell'OuLiPo, il gruppo letterario di cui faceva parte Raymond Queneau e a un certo punto anche Italo Calvino. Credevano che le combinazioni e le regole linguistiche che soggiacciono in determinati giochi in realtà possano far scattare una molla creativa che porta a costruire componimenti e romanzi. Secondo la mia tesi quelle stesse regole possono suscitare sì uno spunto narrativo ma anche ludico». 

Quali sono i suoi scrittori di riferimento?

«Calvino, e il suo II castello dei destini incrociati, poi Umberto Eco, che utilizzava i rebus per costruire le sue tesi, e Georges Perec de La vita, istruzioni per l'uso. Sono un lettore trasversale, passo dal classico russo a Stephen King senza problemi». 

Per il lettore i suoi libri richiedono concentrazione, studio, carta e penna per prendere appunti. Non facilissimi. E lei ha avuto difficoltà a scriverli?

«Il Gioco di Andromeda l'ho dovuto scrivere molto in fretta, non c'è stato il tempo di andare nel panico. Nell'Enigma dello Zodiaco invece ho avuto qualche grattacapo, in particolare per riuscire a far quadrare un pretesto narrativo così strano con gli enigmi all'interno del testo». 

Quanto ci ha impiegato? 

«Circa quattro mesi». 

I cadaveri vengono ritrovati in piccoli borghi tra Marche e Abruzzo: sono luoghi del suo cuore?

«Sono fondamentali ma non per me. Non me ne vogliano gli abitanti: i loro nomi servono al gioco del killer. E alla soluzione finale». 

E i nomi dei personaggi?

«Quelli sono evocativi. Sibilla, ad esempio, è un omaggio alla Sibilla Cumana mentre il cognome Agostini l'ho scelto perché lei sa sempre tutto, come l'enciclopedia De Agostini». 

Il gioco di Andromeda" era legato a un concorso letterario, vinto da una lettrice che ha risolto il mistero: avete avuto modo di confrontarvi?

«Mi sarebbe piaciuto ma purtroppo non ho potuto, perché ha scelto di non rivelare del tutto la sua identità». 

Coerente: è stata enigmatica anche lei

«In effetti...». 

Si aspettava un tale successo?

«Ero consapevole che II gioco di Andromeda fosse una buona operazione, anche mediatica, ma non avendo mai scritto nulla non pensavo che sarebbe andata così bene». 

Com'è vivere con un enigmista? Sottopone parenti e amici a sciarade e rompicapi quotidiani?

«No, al contrario, sono trasparente, un ragazzo normale». 

Davvero non le capita mai di tornare a casa con la spesa e minacciare, previo indizio: "Se volete mangiare, indovinate cosa ho acquistato..."? 

«Per carità! Rischierei la vita: la mia fidanzata è pugliese e sul cibo è molto suscettibile. Ma vi prego, non pensiate sia uno di quei terribili enigmisti un po' fissati, io mi diverto a inventare cene con delitto o escape room, ma solo per gioco». 

Ha mai conosciuto Bartezzaghi?

«Con Stefano, il semiologo, c'è stato uno scambio di email 10 anni fa, all'epoca della mia prima tesi. Con Alessandro, invece, (direttore della Settimana Enigmistica), abbiamo condiviso un intervento in tv a UnoMattina». 

Cosa voleva fare da grande?

«L'allenatore di Pokemon». 

A volte firma i suoi giochi con lo pseudonimo "Novantanove": qual è il significato?

«È un enigma pure lui». 

Ce lo svela?

«Posso solo dire che per comprenderlo bisogna ragionare sulle iniziali». 

Sfida accettata, ma intanto una domanda più facile: di che segno zodiacale è?

«Toro» 

Il primo enigma del libro...

«Sì, ma giuro che è casuale».

 

La caccia all'uomo si organizza insieme

Dodici delitti legati a dodici enigmi, uno per ogni segno zodiacale. In un futuro vicinissimo (il primo omicidio si compie il prossimo luglio) il temibile serial killer degli Astrologi tiene con il fiato sospeso le bucoliche colline del Centro Italia e mette alla prova l'intelligenza sopraffina della detective, appassionata di rebus e rompicapo, Sibilla Agostini, aiutata dal «Novellino», giovane recluta appena entrato in polizia, e dal veterano e razionale ispettore Fusco. Le vittime appartengono tutte all'oscuro mondo dell'occulto o dell'esoterismo, sono cartomanti o indovini, lettori di fondi di caffè o di sfere di cristallo, accomunati da un atteggiamento truffaldino e da un passato torbido. Questi ingredienti già basterebbero a rendere accattivante L'enigma dello Zodiaco, in libreria per  NewtonCompton , secondo romanzo del giovane scrittore enigmista Iacopo Cellini, arrivato ad appena un anno dal successo de II gioco di Andromeda. Ma c'è un elemento in più, che trasforma la lettura passiva in un gioco partecipato e impegnativo: è la sfida alla quale ci sottopone Cellini. La caccia all'uomo si organizza insieme, il lettore dovrà, quindi, fare la propria parte c contribuire alla cattura del killer, aiutando Sibilla, personaggio alla Lisbeth Salander della saga Millennium, così irresistibilmente ruvida da empatizzare con lei anche quando sembra senza cuore. Preoccupati? Comprensibile, l'adrenalina e l'ansia da prestazione sono effetti collaterali calcolati: il tempo gioca a favore del male e, alla fine, ci si sente terribilmente coinvolti. Bloccare l'escalation di morti è roba per molti ma non per tutti. Servono intuito, dimestichezza con l'enigmistica, una mente matematica (oltre a carta e penna per prendere appunti). Nell'incipit, il magnanimo Cellini ci viene incontro con il kit di istruzioni per l'uso: ogni quesito è diviso in due parti, il rompicapo di Venere e quello di Marte, la soluzione del primo è sempre una cifra, del secondo una lettera. «Fate attenzione alle parti evidenziate in grassetto - ci avverte – contengono indizi importanti». Un po' Zodiac un po' Cluedo, L'enigma dello Zodiaco si candida ad essere il classico tormentone estivo: da leggere tutti insieme appassionatamente in spiaggia, nonni e nipoti, amici e fidanzati, confrontandosi sui rispettivi sospettati, sotto il segno del (Sol) Leone. mir mas.— 


03/06/2023

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