Leone XIV, il Papa d'America, ponte verso il mondo nuovo
Carlo Marroni, Il Sole 24 Ore
Non è venuto dalla fine del mondo. Robert Francis Prevost è cresciuto nel cuore duro della grande Chicago, anima profonda e fiera dell'America metropolitana, quartieri marginali, famiglia solida di fede e di cultura. La sua storia parte da quelle strade di Dolton cui resterà legato, la sua vocazione e la volontà di studio e di sacrificio gli fanno scoprire Agostino. Una formazione che non lascia spazi in ombra, la laurea in matematica e poi lo studio della teologia: una fede quantistica piantata dentro i conventi dove si studia la regola del santo di Ippona, dall'Ordo Monasteri su fino alle Confessioni. Dopo la scomparsa di Francesco la chiesa delle periferie era data in costante crescita, come se si fosse aperta una tenzone tra la vecchia Europa, comunque maggioritaria e con voglia di riscatto anche per arginare la desertificazione delle chiese e dei seminari, e l'Asia bergogliana, forte di fedeli in aumento e di un crescente peso specifico dell'Indo pacifico, ma comunque minoritaria. In realtà si era da tempo messo in moto un meccanismo che avrebbe fatto pendere il Conclave verso la grande America, che ancora una volta si sarebbe saldata con la parte meridionale del continente e altri spezzoni tenuti apparentemente ai margini, compresa l'Africa. Prevost è arrivato subito, e gli italiani, avvezzi alla politica più di altri, l'hanno capito in tempo e hanno saldato la coalizione, accompagnando l'elezione. Che è molto più del risultato di un gioco di alleanze, e meno ancora di liquefazione di blocchi progressisti...
20/05/2025
