Prefazione di Enrico Malizia
Pubblicato nel 1851 e inserito dieci anni dopo insieme agli scritti Sul vino e sull'hashish, che qui presentiamo, nel volume I paradisi artificiali, questo testo provocatorio e rivoluzionario scardinò i canoni dell'estetico tradizionale, aprendo la strada a una concezione del bello e dell'arte totalmente nuova: al fumatore d'hashish si offre infatti per Baudelaire la possibilità di accedere a un'esperienza estetica estremamente più ampia di quella concessa all'individuo in condizioni di completo controlla delle proprie facoltà fisiche e psichiche. In questo nuova universo vengono infatti accolti oggetti apparentemente insignificanti, talvolta manifestamente "brutti", che fanno comunque parte del quotidiano e che l'immaginazione creativa dell'uomo può rendere interessanti. Il giudizio sul "bello" artistico si libera dunque dai vincoli imposti e tramandati acriticamente. La portata innovativa delle teorie di Baudelaire fu immensa, sottintendendo una capacità di osservazione straordinaria e un'adesione totale alla vita in ogni sua forma.