VALERIA ANGIONE E SILVIA ROSSI DE I TRENTENNI: «CHE COS'HANNO IN COMUNE GENZ E MILLENNIAL?»


Valeria Angione e Silvia Rossi de I Trentenni: «Che cos'hanno in comune GenZ e Millennial? Solo il ricordo del crollo delle Torri Gemelle»
L'incontro tra Valeria Angione e Silvia Rossi e l'uscita del libro de I Trentenni diventa l'occasione per discutere di cultura pop e di differenze tra generazioni. Tra Britney Spears e Friends da un lato e Zac Efron e Stranger Things dall'altro, ecco cosa ci hanno raccontato

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«Però questo devi assolutamente scriverlo: noi ci sentiamo continuamente fuori tempo». È la frase che Valeria Angione, attrice e content creator da oltre 800mila follower su Instagram, pronuncia dopo alcuni minuti di discussione con la sua controparte, Silvia Rossi, fondatrice e uno dei volti de I trentenni, il trio di millennial più amato dei social. Perché l'uscita del nuovo libro-gioco de I Trentenni, 80 & 90 Super Quiz, diventa anche l'occasione per riflettere sulle differenze, in tema pop culture e non, tra due generazioni che, negli ultimi anni, non fanno altro che sottolineare le proprie peculiarità e divergenze. «Ecco, invece, noi siamo i disillusi per eccellenza: siamo quelli che arrivati a 30 anni, hanno capito che tutto quello che c'era stato promesso - casa, famiglia, lavoro e figli - non era vero. Noi viviamo con un senso di precarietà costante», incalza Rossi. E proprio come viene richiesto ai lettori di 80 & 90 Super Quiz (che contiene approfondimenti, test e giochi su diversi aspetti della cultura di questi due decenni), le due si mettono alla prova raccontandosi e raccontandoci cosa voglia dire far parte di una generazione piuttosto che di un'altra.

Allora, partiamo dalla base. Secondo voi, quali sono i simboli-feticcio delle vostre rispettive generazioni?
Silvia Rossi: «Non si può che rispondere: le musicassette, il walkman, le VHS, il videoregistratore e la cabina telefonica. Ah, quasi dimenticavo: le mitiche call to Italy quando partivamo per l'Inghilterra in vacanza studio».
Valeria Angione: «Io non posso che citare in termini assoluti il progresso tecnologico. Per noi, è normale che ogni anno esca un cellulare nuovo, un diverso modello di Ipad o pc. Però, se devo entrare più nello specifico: i siti di e-commerce perché nessuno di noi ormai va in un negozio, senza prima aver cercato online, la musica streaming e poi il binge watching delle serie tv e le diverse piattaforme streaming. Noi non aspettiamo più una settimana per vedere una nuova puntata di una serie e poi abbiamo una libreria praticamente illimitata di film»
Silvia Rossi: «Penso che la nostra sia l'ultima generazione che conosce il vero senso dell'attesa. Noi dovevamo aspettare giorni, se non settimane prima di sapere cosa avrebbe fatto Brenda in Beverly Hills o dovevamo andare alla Ricordi, indossare le cuffione e ascoltare in anteprima l'album o i singoli di un'artista per capire se avremmo comprato o meno un disco».

Però ora che c'è la possibilità di fare innumerevoli rewatch, qual è la serie tv che non smettete mai di guardare?
S.R «Di certo, Friends. È un po' il tratto comune che unisce molti miei coetanei. Ha più di trent'anni, ma ci sono tempi comici e battute che funzionano benissimo ancora oggi e, infatti, non è un caso che sia diventata intergenerazionale. Poi, se hai 30 anni o poco più, ritrovi una serie di dinamiche che vivi quotidianamente che, oltre a farti sorridere, non possono che insegnarti qualcosa».

E Beverly Hills?
S.R «Certo, è stata iconica. È stato il primo teen drama e soprattutto ha sdoganato una serie di temi, come la prima volta, la violenza, il suicidio, che prima erano tabù. Però, non ha quella freschezza che ha Friends».
V.A «Infatti, quando trovo i video di TikTok su Friends non skippo mai, li guardo sempre tutti e mi ha davvero colpito la morte di Matthew Perry. Però, ora che ne stiamo parlando, capisco che io non posso risponderti con una serie sola: c'è Breaking Bad, Il Trono di Spade, Stranger Things e, se chiedi a più persone della mia età, ognuno di loro ti risponderà con una serie diversa: non c'è più quella cult che tutti seguono perché abbiamo molta più scelta che in passato tanto che formiamo fazioni in cui una critica la serie dell'altra. Forse l'unica cosa che unisce davvero tutti è: Harry Potter. Penso ai bambini figli di genitori GenZ che devono sorbirsi maratone di Harry Potter, pensando di star vedendo film vecchissimi…».

Altri simboli generazionali sono le celebrity. Qual è la crush per eccellenza dei vostri anni?
S.R «I miei pari merito sono Luke Perry, Leonardo Di Caprio e Howard Donald dei Take That. Appartengono a loro i poster che avevo appesi in stanza. Senza dimenticare che scrivevo “Signora Donald” sul diario e un anno in vacanza studio in Inghilterra, ho girato tutta Chester e Manchester con la speranza di poterlo incontrare. Sono tra i ricordi più belli che ho».
V.A «Basta solo dire: High School Musical. Zac Efron è il mito della mia generazione. Anche io avevo il suo poster in camera insieme a quello dei Jonas Brothers. Il mio preferito, all'inizio, era Joe, poi crescendo capisci che il migliore è Nick. E poi un altro simbolo della GenZ è Twilight e, infatti, io adoravo Taylor Lautner».

Sentendovi parlare si capisce anche come sia molto cambiata negli anni la cultura delle celebrità…
V.A «Tempo fa, per un evento di lavoro mi è capito di incontrare Selena Gomez che è la mia icona in assoluto. L'ho abbracciata e l'ho ringraziata per aver cresciuto una generazione perché io ho esattamente questa percezione: grazie ai social, a me sembra che sia una di famiglia, una persona che conosco da sempre. Ovviamente, so che è una percezione falsata ma lei, Taylor Swift e altre celebrity sono persone che, in qualche modo, riesco a vivere nel quotidiano. Inoltre, adesso c'è possibilità di raggiungerli, vederli spesso in concerto… penso a quando prima qualcuno nominava Michael Jackson: sembrava lontanissimo e irraggiungibile, quasi una divinità».
S.R «Prima essere fan di qualcuno significava doversi organizzare. Organizzarsi per vederlo in concerto, organizzarsi per avere la possibilità di incontrarlo o sapere qualcosa in più di lui. Per noi erano icone i veejay di MTV Italia perché ci sembrava che accorciassero un po' la distanza che c'era tra noi e le celebrity. Erano icone anche loro per noi perché avevano la possibilità di incontrare qualcuno che noi, al massimo, vedevamo sulle copertine dei giornali o dei dischi».

 

 

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29/11/2024

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