Un’ombra si allunga sul trono del “Re di ferro”


Ananke. La ferrea necessità cui, secondo i greci, persino gli dei si inchinano. Il “marchio di delitto o di dolore” per Victor Hugo che la immagina incisa su una torre di Notre-Dame. È con questa parola che si apre I sotterranei di Notre-Dame (Newton Compton), il nuovo romanzo della medievista Barbara Frale, nota in tutto il mondo per le sue ricerche sull’ordine dei Templari e consulente storica, in collaborazione con Franco Cardini, per la serie RAI I Medici.

La necessità, dunque, ci introduce in un thriller storico dal taglio “politico”. Agli inizi del Trecento la partita a scacchi tra le due superpotenze dell’epoca, papa Bonifacio VIII e Filippo IV il Bello re di Francia, si arricchisce di un’insolita posta in gioco: accaparrarsi i servigi di un medico. Di chi si tratta e perché è tanto importante?

Il medico è Arnaldo da Villanova, ma definirlo soltanto "medico" è riduttivo. Basti pensare che nel suo trattato Parabolae medicationis raccomandava di disinfettare le mani, la ferita, l'ago e il filo per le suture con l'aguardiente, cioè l'acquavite, scongiurando così il rischio delle infezioni. E che predisse una grande epidemia capace di devastare l'Europa per la metà del Trecento. Sbagliò di due anni appena: nel 1348 la Peste Nera dimezzò la popolazione europea. Conosceva l'arabo e l'ebraico, la Cabala, e molto altro.

Nipote di san Luigi e sovrano taumaturgo che guarisce i malati con l’imposizione delle mani, ma anche spietato “re di ferro”, nemico del papa e dei Templari. Oltre il mito e la leggenda nera, qual è il vero volto di Filippo IV?

La personalità di quest'uomo resta un enigma. Era gelosissimo della sua privacy, un concetto poco noto all'uomo medievale, e si sforzava di nascondere le sue intenzioni per evitare che i suoi piani fossero scoperti e boicottati. Si travestiva per andarsene a cavallo da solo, senza seguito. Un uomo complesso, in breve, perennemente chiuso nel proprio mistero come pure nella solitudine che circonda il monarca più potente del mondo cristiano.

In quegli stessi mesi giunge in Vaticano una missione diplomatica della Repubblica fiorentina con un delegato d’eccezione: Dante Alighieri. Che ruolo riveste il sommo poeta nel suo romanzo?

Quello che ebbe in realtà: ambasciatore della Repubblica presso la Santa Sede, incaricato con altri colleghi di capire quale sorte verrà riservata a Firenze nel rischioso gioco degli interessi politici in ballo. Deve svelare e boicottare i piani di chi, sia esso il papa o i francesi, vuole schiacciare Firenze sotto il peso del controllo straniero. Possiamo vedere la Divina Commedia nascere verso dopo verso, durante le fatiche diplomatiche e le esperienze umane di Dante.

Le sue pagine risuonano dell’eco dei formulari delle cancellerie e al tempo stesso ci svelano come si allacciavano le calze del papa, a che cosa serviva una “pera spaccabocca” e quali fossero le pratiche erotiche interdette persino tra coniugi. Quali sono state le difficoltà di fondere nell’opus narrativo un lavoro di ricerca durato vent’anni?

Difficoltà di traduzione, soprattutto. Dopo tanti anni passati ogni giorno leggendo le fonti antiche, si entra nel tessuto psicologico del tempo, si inizia a pensare come un uomo del Medioevo. Esporre al lettore odierno certe concezioni lontane da noi è stato arduo, ma la redazione di Newton Compton mi ha dato un valido aiuto. Alla fine, nonostante la ricchezza di nozioni storiche, le scene sono vivaci come i disegni di un manga, la prosa scorre via leggera come le strofe di una filastrocca. Almeno credo...

Fonte: Mondadori Store Magazine 08/01/2018


08/01/2018

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