Un futuro di galleggiamento per l’Italia? Intervista ad Alan Friedman


di Pierluigi Mele

Siamo agli sgoccioli della campagna elettorale. Per molti osservatori politici è stata una delle peggiori. In questi giorni le forze politiche stanno puntando tutto il loro sforzo propagandistico verso gli “indecisi”. Tutto si giocherà in quel campo. Quali saranno le possibili prospettive politiche ed economiche per l’Italia dopo il voto di domenica prossima?

Ne parliamo, in questa intervista, con Alan Friedman, prestigioso giornalista statunitense esperto di economia, politica ed editorialista del “Wall Street Journal”. Friedman è autore di numerosi saggi. L’ultimo suo saggio, edito dalla casa editrice Newton Compton, “Dieci cose da sapere sull’Economia italiana prima che sia troppo tardi” è appena uscito nelle librerie. Dal libro partiamo per alcune riflessioni. 

Friedman, lei nel suo libro, che ho trovato stimolante non solo sul piano dell’economia ma anche su quello della politica, ha un titolo molto indicativo: “Dieci cose da sapere sull’economia italiana prima che sia troppo tardi”, alla fine del libro prevede, nell’immediato, un “rischio di galleggiamento”. Le chiedo, proprio alla vigilia del voto, alla fine ormai della campagna elettorale, perché vede questo rischio? 

Questo libro spiega che anche dopo il voto del 4 marzo il vero rischio per l’Italia è l’instabilità politica un governo di transizione e il “rischio di galleggiare”, nel senso che un governo, che si chiami governo del presidente o governo delle larghe intese non importa come si definisce, non è un governo che può fare importanti riforme dell’economia, ma è un governo che può fare il minimo indispensabile, che vuol dire la legge finanziaria e una nuova legge elettorale. Per me il rischio è che, se non c’è un risultato chiaro dopo il 4 marzo, l’Italia rischia che l’economia galleggi finché la politica non si risolve.

Nel libro vengono analizzate alcune proposte programmatiche delle forze politiche in competizione. E il bilancio che lei fa, dati alla mano, è desolante: sono proposte da libri dei sogni. Irrealizzabili per i costi eccessivi per un paese indebitato come l’Italia. Le chiedo: qual è la più “incredibile” delle proposte, secondo lei, e quella che forse può essere definita “realistica”?

La proposta più assurda è sicuramente quella di Salvini che dice di abolire la riforma Fornero. Bisogna parlarci chiaro, non nasconderci dietro un dito, la riforma Fornero fu necessaria per l’invecchiamento del paese, il meccanismo di innalzamento dell’età pensionabile è necessario. Chi parla di abolire la riforma Fornero rischia di portare il sistema di previdenza in bancarotta, e quindi è demagogia, populismo. Un’altra proposta assurda è la flat tax, perché porta benefici soprattutto a chi guadagna più di 75.000 euro, ai benestanti e ai ricchi e non sarebbe equità sociale. La proposta più ragionevole è invece difficile da individuare, perché sono poche ragionevoli, al momento se dovessi giudicare non avrei valutazioni positive. Questa è una delle peggiori campagne elettorali. 

Cosa pensa della proposta, fatta da “Liberi e Uguali”, di abolire le tasse universitarie?

Io credo che quella delle tasse universitarie sia l’ennesima proposta che manca di una copertura; sarebbe bello, ma non è la soluzione. l’Italia deve portare avanti la crescita, creando lavoro, migliorando la produttività. 

Allora torniamo al “Sistema Italia”. Quando parla del lavoro, delle strade possibili  per aumentare la crescita, lei giustamente afferma che il problema più importante, che ci rende meno competitivi come Paese, è la bassa produttività. E questo è un punto nevralgico. La sua “ricetta” qual è?

Io credo che è molto importante dare alle piccole imprese più flessibilità di contratti, premi salari, più meritocrazia, così i lavoratori che sono più bravi sono premiati.

Sul lavoro lei dà un giudizio positivo al “Job act”, anzi si augura che sia completato da ulteriori passaggi. Quali potrebbero essere questi “completamenti”?

Allargare lo sgravio fiscale e gli incentivi che permettono più detassazione, più riduzione dei costi del lavoro per chi assume. 

Lei sostiene il superamento del contratto nazionale di lavoro. Non è pericoloso questo?

Per le grandi aziende, come i metalmeccanici, vanno bene i contratti collettivi; io parlo delle piccole imprese, con meno di 15 dipendenti.

Una parola sulla questione dell’articolo 18. Ma davvero questo articolo è un problema per il buon andamento aziendale? 

Non ho mai visto la questione dell’articolo 18 come una questione di grande importanza, ma sicuramente è un simbolo emotivo e politico dei lavoratori che è stato contestato, anche se secondo me riguarda poche persone e non è decisivo nell’economia italiana. 

Il suo libro tratta di molte altre questioni: dalle tasse alle pensioni, fino all’Europa. Allora le chiedo qual è la risorsa migliore che possiede l’Italia sulla quale fare affidamento per una possibile rinascita?

Le risorse naturali dell’Italia sono la fantasia e l’energia degli italiani. La grande energia degli imprenditori italiani che vanno nel mondo, che hanno coraggio, che lavorano sodo, ci sono tanti bravi imprenditori in Italia e dovrebbero fare più squadra. 

Ultima domanda: Chi Salverà l’Italia?

Gli stessi italiani. Io credo che gli italiani meritino una classe politica migliore, io ho fiducia nel popolo italiano, se gli italiani non decidono di votare un governo forte allora la politica sarà lo specchio degli italiani.

Fonte: confini.blog.rainews.it 27/02/2018


27/02/2018

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