Più pilum per tutti. È la guerra Roman Style


di Matteo Tonelli

Torri mobili, corvi, catapulte, cannoni e piogge di giavellotti: un nuovo libro mostra come i Romani conquistarono il mondo. Il gladiatore? Dimenticatelo

Al segnale scatenavano l'inferno. Serravano gli scudi, si stringevano spalla a spalla trasformandosi in una testuggine impenetrabile, assicurandosi sempre di avere legato al fianco il gladio, mentre il cielo era solcato da una pioggia di pilum, i micidiali giavellotti. Quando Roma scendeva sul campo di battaglia, lo spettacolo era impressionante. Grazie alle loro legioni e alla ferrea disciplina, i romani allargarono i confini dell'Impero sconfiggendo popoli tanto feroci quanto impotenti davanti alla loro sapienza militare.

A fotografare nel dettaglio il ruolo dell'esercito nella storia di Roma e le sue evoluzioni è ora il libro di Marco Lucchetti, Le armi che hanno cambiato la storia di Roma antica (Newton Compton, pp. 336, euro 9.90). E lo fa a partire dalle uniformi. Perché se l'iconografia cinematografica ci ha trasmesso l'immagine di un legionario sempre uguale, con la corazza a fasce metalliche e lo scudo rettangolare, in realtà le cose stanno diversamente. Durante dodici secoli di storia, i guerrieri di Roma seguivano le mode del momento, sia per l'abbigliamento sia per le armi, non di rado mutuate dagli eserciti nemici. Così si è passati dai primi guerrieri dei tempi di Romolo agli opliti "alla greca” e “all'etrusca" della monarchia e degli inizi dell'era repubblicana, per arrivare al legionario cinematografico che però, dalla fine del Terzo secolo cambia nuovamente look e comincia ad assomigliare di più ai barbari contro cui combatte e che spesso arruola.

D'altronde i Romani erano un popolo eclettico e prendevano il meglio di quello che vedevano in giro, senza troppi problemi. La cotta di maglia la presero in prestito dai Celti, il gladio dagli Ispanici.

Colpisce nel libro anche l'enorme varietà di artiglieria inventata. Cannoni in grado di sgretolare mura possenti o di mondarle di fuoco. Balestre, torri mobili, catapulte. In mare i Romani non erano da meno: furono loro a inventare il "corvo", una passerella con i ganci che veniva calata sulla nave nemica permettendo l'abbordaggio. E se dopo questo lungo vagare tra le legioni, vi è venuta voglia di rivedere Il gladiatore con Russell Crowe sappiate che non è tutto oro quel che luccica. «Nella scena iniziale i Romani caricano a cavallo tra gli alberi. Una cosa che nella realtà non avrebbero mai fatto» scrive Lucchetti. Studia Russell, studia.

Fonte: Il Venerdì 19/01/2018


19/01/2018

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