Pino Lella contro i nazisti con gli sci ai piedi


Di Simone Mosca

A 17 anni aiutava gli ebrei a rifugiarsi in Svizzera. Poi, da autista di un generale tedesco, fece la spia per gli Alleati. Ora la sua storia è in un libro. E presto in un film di Hollywood

Le Alpi lontane e l'acqua, placida cartolina da Lesa, paesino in provincia di Novara, sponda piemontese del Lago Maggiore, a pochi chilometri da Meina, dove nel 1943 l'Hotel che portava il nome della località divenne l'orrendo teatro della strage di 57 ebrei a opera delle SS.

A pranzo è tutto chiuso tranne lo Stefy, bar e tabacchi dove per tre clienti arrivano al banco un prosecco e due caffè corretti grappa. «Pino Lella? Sì, un bel signore, cortese, simpatico, anziano, barba bianca. Ma ancora molto alto, cammina svelto che è un piacere, ogni tanto passa. È famoso?». Lo sarà, presto la storia di quell'uomo nato nel '26 che da ragazzino diciassettenne, nel'43, salvò decine di ebrei per poi diventare una spia tra i tedeschi per conto degli alleati, finirà al cinema. A vestire i panni di Giuseppe "Pino" Lella sarà il ventunenne inglese Tom Holland, per tutti Spider-Man.

Newton Compton pubblica in Italia (con la traduzione di Francesca Tilli e Antonio David Alberto) L'ultimo eroe sopravvissuto, romanzo costruito dallo specialista di thriller americano Mark T. Sullivan a partire da un'intervista del 2006 a Lella, che dopo 60 anni di silenzio aveva deciso di rendere pubblica la sua incredibile vicenda. In originale il libro ha già venduto ormai un milione di copie. I diritti cinematografici sono stati acquistati da Amy Pascal, fondatrice della Pascal Pictures che ha prodotto proprio Spider-Man: Homecoming.

«Tom Holland? Dovevo vederlo a dicembre in California ma a causa di una tempesta non ci siamo trovati con gli aerei». Pino Lella è seduto al primo piano della casa di Lesa, ex albergo ristrutturato dalla seconda moglie, Yvonne. Vivono vicini, divorziati da 30 anni ma ancora amici, lei molto più giovane dell'ex marito, lui magnifico anche se prossimo al secolo. Indossa un cappello da baseball, sul divano snoda fiero il ginocchio che appena un anno fa si è sfasciato andando in moto. «Una Suzuki, non me l'hanno più fatta usare, volendo avrei anche un'Harley. L'ho fatta personalizzare con una scritta, "Here l Am". Sono ancora qui». È ancora qui, ed è un miracolo, quel ragazzo milanese, figlio agiato dei proprietari di una pelletteria a due passi dal Duomo e da Montenapoleone. «Ricordo il profumo di caffè che emanavano i bei bar del centro, ricordo al numero 1 di via San Pietro all'Orto, vicino al nostro negozio, un casino mica male, e poco lontano la squisita pasticceria di un ebreo tedesco che chissà che fine avrà fatto. Ricordo che non ero né fascista né comunista, ricordo le bombe che iniziano a cadere e, poco dopo, l'8 settembre, le SS che passeggiano in centro e che si installano all'Hotel Regina. Ricordo il loro capo, il colonnello Walter Rauff, che una volta venne a cercare come un lupo in montagna gli ebrei che nascondevamo e poi salvavamo».

Sullivan è rimasto fedele alla realtà romanzando poco. Così accadde davvero che Lella, sciatore provetto che dopo la guerra avrebbe anche accompagnato la nazionale italiana di sci ad Aspen, finì sfollato a forza dalla famiglia, preoccupata dal precipitare della situazione, in Valchiavenna. Ospite della Casa Alpina di Motta a Campodolcino, fondata negli anni 20 da don Luigi Re e trasformata durante il conflitto in un porto franco per esuli di ogni genere, soprattutto ebrei.

«Quella della colonia invernale era un'ottima copertura, io recitavo la parte del maestro di sci. Da lì don Re, che meriterebbe la santità, mi convinse a condurre in Svizzera intere famiglie ebree in fuga dai rastrellamenti». Notti di gelo e valanghe, le vedette SS, la ferocia dei contrabbandieri mascherati da partigiani. Finì sempre bene, anche in poesia, stando a una delle scene più intense e hollywoodiane della sua storia. Che vide Lella accompagnare oltre confine Elena Napolitano, una violinista incinta di pochi mesi, che raggiunta la salvezza decise di ringraziarlo suonando lo Stradivari che si portava appresso. «È la verità, ma allora ci ridevo sopra senza pensare che salvavo delle vite e non mi interessa che oggi se ne faccia spettacolo. Era solo quello che andava fatto. È la legge della montagna dove non ci si lascia indietro, è così e basta».

Lella è lucido ma ricordare gli costa, a volte si lascia rapire come da fotogrammi di terrore. E allora divaga. «L'ho già detto che una volta ho conosciuto Hemingway?». Nel '44 Pino era tornato a Milano e ormai maggiorenne; la madre, temendo venisse arruolato e spedito a morire in Russia, lo spinse ad entrare nell'Organizzazione Todt, impresa di logistica e costruzioni della Wehrmacht. Assunto e con la svastica al braccio, divenne autista del generale Hans Leyers, comandante del RuK, Rüstung und Kriegsproduktion (il Dipartimento armamento e produzione bellica), che sotto la Repubblica di Salò gestiva la produzione industriale italiana. Fu allora che, attraverso il maggiore Frank Knebel, Lella divenne un prezioso informatore per gli alleati, contribuendo poi anche all'arresto di Leyers a fine conflitto.

«Il generale era in fondo una brava persona, non scherzo. Lo accompagnavo spesso a Torino, alla Fiat, dove incontrò spesso Vittorio Valletta, o in Svizzera, dove credo in segreto trattasse la resa».

A guerra finita, Lella - che in Italia rischiava di essere processato come collaborazionista o peggio - si trasferì negli States. Una moglie e tre figli a Beverly Hills, gli incontri con Gary Cooper, le auto di lusso che vendeva e guidava, lui che era stato anche amico di Alberto Ascari. Poi un'altra moglie, altri due figli, la quiete del lago. Quasi un altro libro. «Ma oggi mi sento vuoto, non credo nella speranza che purtroppo è sempre declinata al futuro». Crede negli alieni. «Mi piacerebbe lasciare il pianeta con loro». Non Spider-Man, non un supereroe, più un uomo che come il Kurt Vonnegut di Matattoio n.5 si riconcilia col passato solo se lo osserva da lontano, ospite di un mondo alieno.

Fonte: Il Venerdì 26/01/2018


26/01/2018

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