«Per le donne trovare l'amore è un'impresa anche perché devono fare orari terrificanti in ufficio»


Anna Premoli, una laurea alla Bocconi e una carriera nella finanza, nel libro Molto amore per nulla parla di una professionista divisa tra camera e sentimenti

«Ci si chiede di fare tutto, ma nel concreto è complicato. Il principe azzurro non è l'uomo ricco, ma la persona che riesce a supportarti»


di Cristina Penco

Anni fa, per una donna, arrivare alla soglia dei quarant’anni single - o meglio, zitella, come veniva bollata in passalo - significava un po' "la fine dei giochi". Questo, almeno, secondo una certa mentalità comune, di stampo conservatore. E invece, nella società attuale, per fortuna, tagliare quel traguardo, da sola o in coppia, rappresenta sempre di più un nuovo inizio, un'occasione per ripartire e continuare a vivere con maggiore consapevolezza e leggerezza. E uno dei messaggi costruttivi di Molto amore per nulla, nuovo romanzo di Anna Premoli. Nata in Croazia nel 1980. trasferitasi successivamente a Milano con la famiglia, da allora Premoli vive nel capoluogo lombardo, dove si è laureata presso l'università Bocconi. Ha lavorato per un lungo periodo per una banca privata, prima di accettare una nuova sfida nel campo degli investimenti finanziari. settore in cui opera tuttora. Nel tempo libero Anna scrive, e lo fa con grande successo: autrice da 850mila copie, pubblicata anche all'estero, è diventata famosa per le sue commedie brillanti in cui dosa alla perfezione modernità, ironia e romanticismo contemporaneo.

La protagonista del tuo ultimo libro è Viola Brunello, avvocato d'affari, con uno studio avviato da poco. È focalizzata sulle sfide lavorative e su una particolare "lista", in cui ha incluso tutta una serie di avventure che non pensava potessero fare per lei e in cui. invece, si butta a capofitto.
«Nella mia testa Viola ha circa 38-39 anni. Mi sembrava un'età interessante, poco evidenziata dai romanzi che di solito si concentrano di più su personaggi ventenni o, all'altro estremo, cinquantenni e sessantenni. Oggi sono tante le persone che, giunte a una fase intermedia della vita, dopo essersi dedicate alla carriera e aver affrontato, magari, qualche problematica, sentono di avere ancora tanto da chiedere al presente e al futuro, cercano una forma di riscatto».

A chi e a cosa ti sei ispirata?
«Ho attinto dalla mia esperienza diretta e dalle storie delle donne che ho incontrato nel mondo del lavoro. Registro una difficoltà nel bilanciare una certa serietà professionale con la realizzazione personale. Alle donne si chiede di fare tutto, ma nel concreto è complicato. Se, come succede a Viola, si è sottoposte a orari terrificanti in ufficio, diventa difficile incontrare la persona giusta. Oltretutto, per figure femminili adulte, affermate nella carriera e autonome a livello economico, sottostare a compromessi forzati non funziona. Non disdegnano l'amore, ma non si mettono in attesa. Devono conoscere qualcuno per cui ne valga la pena».

Il contraltare di Viola è Lorenzo Vailati, partner della società in cui lavora lei, che per caso ha scoperto la "lista" e ne è rimasto intrigato. Anche nel caso del personaggio maschile hai scelto di tratteggiare un ritratto più originale rispetto a quello che ci propongono i tradizionali romanzi rosa...
«Si. Di solito, in questo genere di pubblicazioni, lei è bellissima e squattrinata, lui, fascinoso, è lì a salvarla. Ho un po' invertito i fattori. Ho voluto riflettere su alcuni luoghi comuni. Lorenzo, essendo molto bello, viene giudicato in modo frettoloso e superficiale per la sua avvenenza. Viola stessa, in principio, è diffidente e lo ritiene vuoto e poco profondo, proprio perché è così attraente».

Il rapporto conflittuale tra bellezza e intelligenza, per entrambi i sessi, sembra un tema retorico, eppure continua a occupare il dibattito mediatico.
«Si tratta di stereotipi ancora insiti dentro di noi. A una bambina, di solito, si dice: "Che bella che sei", a un bambino: "Come sei bravo e intelligente". È un processo che parte da lontano e che va cambiato. Oggigiorno le fanciulle che si lanciano nel mondo del lavoro, soprattutto all'inizio, tendono a sminuire il fattore estetico. Vogliono essere valutate su altre basi. Almeno, è quello che ho notato nel mio ambiente, in ambito finanziario. Io stessa ho riscoperto una certa femminilità nel tempo. Quando ho acquisito più sicurezza sul fronte professionale e mi sono preoccupata molto meno del giudizio altrui».

La tua esperienza nel privato?
«Quest'anno io e mio marito Alessandro, ingegnere informatico, festeggiamo quindici anni di matrimonio. Ci siamo conosciuti quando frequentavamo il liceo, dove però avevamo un rapporto burrascoso, di odio e amore. Poi. all'università ci siamo messi insieme e ci siamo sposali presto. Mi considero molto fortunata. Abbiamo un figlio di dieci anni. Marco, una vera peste!».

Tuo marito Alessandro ti sostiene?
«Gli sono grata perché è il tipo di uomo moderno che descrivo nei miei romanzi. Non si è mai aspettato la moglie che lo attende a casa con la cena in tavola, per intenderci, ma mi ha sempre incoraggiato molto. È stato il primo che ha creduto nella mia avventura editoriale. E il partner che fa il tifo per te, quello che cercano le mie protagoniste. Il principe azzurro, per loro, non è quello che risolve i problemi finanziari perché a quello pensano da sole, ma è colui che è pronto a darti supporto quando ce n'è bisogno».

Fonte: Vero 12/03/2020


12/03/2020

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