Niente Brexit, siamo scrittori


Ken Follett, Lee Child, Jojo Moyes e Kate Mosse a Milano per Bookcity con il loro Friendship Tour
Quattro star della narrativa britannica: "La cultura ignora le frontiere"


Di EGLE SANTOLINI


MILANO. In tournée si portano una bottiglia da mille euro di Pingus, un rosso che, spiega il capogita Ken Follett, «è il simbolo perfetto dell'Europa: prodotto da un danese che ha imparato a vinificare in Francia ma che, per i costi della terra in Borgogna, oggi coltiva la vite in Spagna. Alla fine dell'avventura, per festeggiare, lo stapperemo insieme». Sono i quattro moschettieri anti-Brexit, anzi «una nuova versione degli Abba, due ragazzi e due ragazze»: oltre a Follett, il Lee Child della saga di Jack Reacher (tradotta in Italia da Longanesi), la Jojo Moyes di Io prima di te (Mondadori) e la Kate Mosse dei Codici del labirinto (Piemme) che ha appena pubblicato con Newton Compton La città dei labirinti senza fine.
Quattro autori di best seller planetari, quattro britannici convinti ma solidali, mobilitati per spiegare ai lettori europei che, anche se il peggio dovesse accadere, «la comunità di chi ama i libri travalica i confini, la letteratura passa dalla testa e arriva al cuore infischiandosene della politica, le frontiere cambiano nei secoli ma le persone possono restare unite», ed è Mosse a sintetizzarlo. Il viaggio, intitolato «The Friendship Tour», è cominciato ieri a Milano per BookCity e continuerà a Madrid, Berlino e Parigi; l'iniziativa è stata di Follett, che non si rassegna all'idea «di una nazione che rifiuta il contatto con gli altri», baloccandosi con un'immagine d'impero superata dalla storia; quando poi «perfino quel vecchio tradizionalista di Winston Churchill», come ricorda Lee Child, «sosteneva che gli Stati Uniti d'Europa erano una necessità». Quanto all'amicizia del titolo, è quella che li lega ma è anche il senso della battaglia.
Sono disinvolti come rock-star e a salutarli mentre salgono sul palco c'è Paperback Writer dei Beatles. L'incontro è perfettamente scalettato, diviso tra conferenza stampa e abbraccio del pubblico, con una ripartizione in quattro degli interventi da manuale Cencelli e parecchie battute. Per esempio, sui politici che non leggono libri, «Trump probabilmente neanche i suoi» (questa è Moyes), o sulle trappole della traduzione: «Una frase di un mio thriller suonava nell'originale "io odio i tedeschi" e in Germania me l'hanno tradotta "io adoro i tedeschi"», e questo è Lee Child.
Svariano sulle proprie letture infantili, molta Banda dei cinque di Enid Blyth, molti fumetti, ma anche la Bibbia «da cima a fondo che mi ha insegnato moltissimo sulla violenza»: parola di Jojo Moyes. C'è modo di omaggiare Agatha Christie, Italo Calvino, Umberto Eco intellettuale pubblico, «da noi una rarità», ed Elena Ferrante, che per Moyes è stata fondamentale «per capire quanto sia complessa l'amicizia tra donne» e che invece Child ha considerato «soprattutto dal punto di vista del pericolo, vista la violenza che si vive in quel quartiere napoletano».
Al centro della lunga mattinata resta comunque il cigno nero del referendum 2016 con le sue conseguenze tuttora imprevedibili. «Mi chiede come andranno le elezioni del 12 dicembre e se c'è la possibilità di un nuovo referendum?», risponde Follett a un fan in attesa del firmacopie. «Complimenti per come è riuscito a mettermi in difficoltà essendo il voto più incerto da cent'anni a questa parte. Un piccolo spiraglio potrebbe aprirsi con un nuovo referendum, la richiesta su cui il partito laburista basa la sua campagna. Ma le probabilità di vittoria sono scarse, e di sicuro chi è pro Brexit farà di tutto perché gli elettori non si ripronuncino sul tema, dato che molti dal 2016 hanno cambiato idea». Kate Mosse, grande esperta di tarocchi e arcani, e quella che non a caso cita il Calvino del Castello dei destini incrociati, pare la più radicale dei quattro: «Questa situazione è il frutto dell'avidità, Gran Bretagna e Stati Uniti tendono a trasformare il più possibile il bene comune in beni privati e l'Europa costituisce un ostacolo». Tutti sono d'accordo nel chiederci di non ascoltare i politici e i media britannici, ma di prestare attenzione a quello che vogliono le persone, «dato che di sicuro», sottolinea Child, «più di metà dei nostri connazionali la pensa come noi». E se qualche dubbio potrebbe nascere sulla compattezza antiscissione di un lettorato tanto ampio, certo convince l'analisi, ancora di Mosse, secondo cui «Brexit viene da lontano, perché molti che da anni si sono sentiti espulsi e inascoltati sono stati indotti a vedere nell'Europa un agente estraneo, la causa di tutti i mali».
Moyes confessa di essersi messa a piangere, quella mattina all'annuncio dei risultati, «per la sorpresa ma soprattutto perché io, con quello scenario, non c'entravo per niente». Con la bottiglia di Pingus si portano in aereo un altro portafortuna, un medaglione di Kate Mosse che ha inciso un labirinto. Da Lucca a Chartres a Carcassonne, un simbolo della civiltà europea. E anche della sua inestricabilità. 

Fonte: La Stampa 18/11/2019


18/11/2019

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