Morte sotto ghiaccio


Entra in scena Erika Foster, ispettrice della polizia londinese di origine slovacca

Di Anna Maria Crispino

Il già ricco parterre di eccellenti investigatrici si arricchisce di un nuovo personaggio: è Erika Foster, detective della polizia di Londra che torna al lavoro dopo una terribile tragedia, la morte del marito, anche lui poliziotto, nel corso di uno scontro a fuoco in cui era proprio lei a capo della squadra. In La donna di ghiaccio, primo romanzo della serie crime di Robert Bryndza che in Inghilterra è già arrivata al quarto volume, una ragazza di ottima famiglia viene ritrovata morta in un parco sotto una spessa lastra di ghiaccio. Il caso si presenta subito complicato, perché la giovane della Londra bene, fidanzata con un ottimo partito, sembrava condurre una vita perfetta. Ma ci sono molte incongruenze tra la realtà dei fatti e le testimonianze della famiglia. L'indagine si incaglia in una rete di segreti e bugie, fin quando Erika non scopre delle impreviste somiglianze tra la morte della giovane Andrea Douglas-Brown e il brutale omicidio di tre prostitute. E a quel punto, oltre a dover combattere i suoi demoni personali, la detective deve guardarsi le spalle da un killer spietato... Bryndza, nato in Inghilterra ma attualmente residente in Slovacchia con il marito Jan, che ha creato una eroina complessa, una figura fortemente segnata dal suo essere immigrata, forte e determinata ma con le sue umanissime debolezze, afferma di essersi ispirato al personaggio di Clarice Starling di Thomas Harris (Il silenzio degli innocenti). Lo abbiamo intervistato.

Dopo una serie dì romanzi sentimentali, lei ha scritto un thriller ad alta densità di suspense che ha avuto un enorme successo internazionale: La donna di ghiaccio sembra il rovescio della medaglia di una commedia romantica. Quali le ragioni di questa svolta?

«In realtà ho sempre volute scrivere usando entrambi i generi, e penso che la lettura de II richiamo del cuculo (2013) di Robert Galbraith (pseudonimo di JK Rowling, autrice della saga di Harry Potter, ndr) mi abbia dato la spinta a tentare una scrittura differente. Si era appena saputo che Rowling era il vero autore/autrice del libro e lo "svelamento" mi ha fatto pensare che allora davvero potevo fare ciò che desideravo. Inoltre, cominciavo a trovare la commedia romantica un po' limitante e dunque volevo dispiegare le mie ali e provare a scrivere qualcosa di nuovo.»

L'ispettrice Erika Foster è un personaggio potente: una donna ferita in un ambiente prevalente maschile può facilmente uscirne distrutta. Che cosa pensa della specifica forza femminile, se così possiamo definirla.

«Io trovo molto più interessante scrivere di personaggi femminili perché penso che le donne siano sottoposte al giudizio sociale molto più degli uomini. Erika è una brava persona, ma quello che mi interessava mettere in scena era l'idea di una anti-eroina, e le sue implicazioni. Lei ha i suoi difetti e i suoi demoni, un personaggio è molto più intrigante se mostra lati buoni e lati cattivi. Quindi, in un certo senso, non ho messo a fuoco la forza femminile, ma ho creato un anti-eroe che, per caso, è una donna. Erika non entra in una stanza pensando "Oh, no, sono una donna e devo farmi valere di fronte a tutti questi uomini". Erika entra in una stanza e cerca di fare il suo lavoro nel modo migliore, e di ottenere quello che vuole.

Erika è immigrata dalla Slovacchia, il Paese dove lei vive: dandole questa identità intendeva fornire maggiore complessità al personaggio? O è stato semplicemente un omaggio al suo Paese adottivo?

«Il primo spunto per la trama de La donna di ghiaccio mi è venuto proprio dalla città slovacca in cui vivo. Nel Centro espositivo locale c'è un ristorante sotto il livello dell'acqua, che è andato in rovina, inondato per metà si trova accanto a un lago profondo circondato da alberi sempreverdi. Ogni volta che ci sono andato ho pensato che sarebbe stato un posto perfetto per metterci un cadavere, magari subito prima dell'arrivo dell'inverno così il corpo sarebbe stato intrappolato dal ghiaccio. Questo è stato il primo spunto per la trama. Il personaggio di Erika è ispirato a una mia amica slovacca, che andò in Inghilterra a 18 anni e fece la ragazza alla pari per poter imparare l'inglese. Ora lei vive lì, ha sposato un inglese e ha avuto dei figli: da questa vicenda mi è venuta l'idea di lavorare sulla figura di una immigrata che arriva in Inghilterra e si fa strada fino a diventare un alto grado della polizia.»

Nel suo libro non mostra alcuna indulgenza per l'alta società britannica, in particolare per i ricchi e potenti. Come cittadino britannico che vive all'estero pensa di aver acquisito una sorta di sguardo "esterno" che le consente descrizioni così spietate?

«Sì, penso che lei abbia colto nel segno. Ho un punto di vista particolare nel guardare alla società inglese dall'esterno. Penso che mi abbia influenzato l'essere cresciuto in Gran Bretagna e aver visto il sistema classista che permea ogni aspetto della vita sociale. Poi ho vissuto in America per un paio d'anni e sono rimasto molto colpito da quanto diversi siano gli atteggiamenti. Se si lavora con impegno, lì chiunque può farcela, mentre in Gran Bretagna il successo dipende molto di più dall'ambiente da cui provieni, dal fatto che tu abbia frequentato la scuola giusta e abbia le giuste conoscenze. Questo dunque è uno dei fili narrativi de La donna di ghiaccio. C'è un serial killer in giro, ma è solo quando uccide una ragazza dell'alta società che la polizia si mette in moto. Le vittime precedenti erano povere ragazze immigrate dall'Europa dell'est e, purtroppo, non c'è nessuno ricco e potente che spinga per trovare il loro assassino.»

 Fonte: Leggendaria settembre 2017


05/10/2017

Scarica file PDF allegato