MASSIMO LUGLI: ANCHE NEL BUIO BRILLA LA SPERANZA


Il grande giallista italiano scrive per Visto e ci racconta del suo ultimo romanzo, che a nostro parere potrebbe diventare un bel film con Charlize Theron

Massimo Lugli su Visto

Strade deserte, palazzi diroccati e abbandonati, animali feroci ovunque, gran parte dell’umanità tornata allo stato primitivo, che sopravvive a stento cacciando con armi di fortuna e combatte incessantemente una guerra di piccoli gruppi rivali per una sorgente d’acqua, un po’ di cibo, un pezzo di terra.

E’ lo scenario apocalittico del mio romanzo, L’Ultimo Guerriero (pp.448, euro 9,90, Newton Compton). Un’idea che avevo in testa da anni ma che si è concretizzata durante il primo lock-down, quello “vero”, un panorama da “day after” che non avremmo mai potuto immaginare.

Il tema è quello di un mondo che implode, delle contraddizioni deflagranti che arrivano alle conseguenze più estreme. Pandemie che si susseguono una dopo l’altra e diventano endemiche, una crisi economica globale che azzera l’economia, inquinamento e riscaldamento del pianeta che stravolgono i cicli della natura e, soprattutto, le diseguaglianze sociali che dividono l’umanità in due categorie.

Da una parte i Regolari, i pochi privilegiati che vivono in ville blindate e protette da piccoli eserciti privati, hanno energia elettrica, veicoli, cibo e ogni genere di confort. Dall’altra gli Esclusi, la maggioranza, ormai privati di tutto, che brandiscono lance, archi, mazze e giavellotti, mangiano quello che trovano, muoiono di malattie, scontri all’arma bianca, fame, freddo, attacchi di lupi, orsi, cinghiali, serpenti velenosi. In mezzo, in una sorta di zona grigia, scorrazzano i “Bikers”, squadroni di motociclisti in sella ai loro quad, veicoli a quattro ruote all terrain, una sorta di “Hell’s Angels” armati fino ai denti e votati alla violenza e al massacro

Romanzo distopico, in letteratura si definisce così un testo ambientato in un futuro catastrofico. Un genere andato di moda alcuni anni fa, soprattutto sull’onda della paura di una guerra nucleare. Cercare di riproporlo ai lettori di oggi è una sfida che io e il mio editore abbiamo affrontato con serenità, considerando il fatto che il Covid ci ha costretti, tutti, a considerare il futuro con apprensione, a ricordarci la nostra fragilità, a renderci conto che la Natura, per quanto violentata, ingabbiata, maltrattata dall’Uomo può prendere il sopravvento.

Mi piace pensare di aver scritto una favola feroce che è, al tempo stesso, un romanzo di viaggio: quello di “Uno” detto anche “Giaguaro”, ex manager diventato, quasi suo malgrado, il capo di un piccolo gruppo di Esclusi. Quando il suo accampamento è minacciato dalle pretese di un altro raggruppamento, più forte e organizzato, in cerca di una fonte d’acqua, “Giaguaro” ottiene due mesi di tempo prima di sgomberare insieme ai suoi e si mette in cammino alla ricerca di un posto dove stabilirsi. Il percorso sarà lungo, difficile, rischioso e lo porterà a imbattersi in alcune realtà iinquetanti.

La protagonista femminile, “Clara”, vive in modo completamente diverso. E’ una “Regolare” dal passato oscuro, compagna di un ufficiale dell’Esercito (che ha inglobato tutti i corpi di polizia ed è diventato, di fatto, l’unica autorità rimasta). Maniaca del fitness, anoressica, problematica, Clara fa la volontaria per la Croce Rossa, una delle poche organizzazioni umanitarie sopravvissute e si troverà suo malgrado coinvolta in scontri a fuoco, uccisioni di massa, un duello alla sciabola tra il suo uomo e un altro ufficiale, fughe rocambolesche, segreti, sotterfugi.

Facile immaginare che questi due destini così apparentemente diversi finiranno, in qualche modo, per incrociarsi. Ma su questo, ovviamente, non posso dilungarmi e aggiungo solo che ho scritto un finale destinato a stupire i lettori. E che spero di esserci riuscito.

Qualcuno, dopo averlo letto, mi ha detto che il testo ricorda vagamente i miei due romanzi d’esordio: La legge di Lupo Solitario e L’Istinto del Lupo, ambientato tra i clochard di una grande metropoli mai nominata ma in cui è facile riconoscere Roma. Il tema dei personaggi sempre in bilico, che sopravvivono a stento in preda a istinti primordiali, in effetti, mi affascina fin da bambino, quando mi ritrovavo spesso a chiacchierare con barboni, tossicomani e drop out di ogni genere. Non è un caso se, in quaranta anni di giornalismo, prima a “Paese sera” e poi a “Repubblica” come inviato speciale, mi sono dedicato quasi esclusivamente alla cronaca nera. Evidentemente ho qualcosa di sbagliato in testa.

Il libro, dopo un prologo ambientato molti anni prima dell’inizio della trama vera e propria, è diviso in tre parti, ciascuna delle quali intitolata a una divinità della Trimurti induista: Brahma, il Creatore, Vishnu, il Conservatore e Shiva, il Distruttore, che indicano i tre stadi di sviluppo del Mondo. La citazione di Charles Bukowski che apre la terza parte mi è sembrata particolarmente appropriata. «Così finirà il mondo. Non con la bomba atomica ma con merda merda merda».

 

 


28/07/2021

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