Massimo de Angelis - La strage di Ustica


Ustica
il missile, la bomba, la collisione... ma pure le ipotesi più assurde come quella del ghiaccio per il pesce... dopo 45 anni si può parlare della strage nei cieli tenendo i piedi per terra?
di Marco Cicala, il venerdì

Appunti presi a caldo: «h 2:50 Buccaneer comunica: battelli salvataggio negativo...»; «h 3:50, la Clodia avvista oggetti in mare... Sono piccoli cenci bianchi, forse una manica, forse un reggiseno»; «... rinvenuti pezzi aereo, rottura da impatto col mare»; «Alba, ripescati corpi».

La sera del 27 giugno 1980 Massimo de Angelis si trovava per lavoro sull'isola di Ustica. Appresa la notizia che era precipitato l'aereo, fece parecchie cose: si improvvisò centralinista, inviò un articolo per II Tempo, e su una barchetta raggiunse l'area del disastro con un collega che avrebbe scattato la prima foto del relitto, il cono di coda del DC9 Itavia. In seguito de Angelis sarebbe stato inviato speciale Rai per vent'anni. Guerre, terrorismo, mafie. Ma senza mai dimenticare Ustica, 81 morti. Tra i meriti del suo libro quello di non usare nel titolo parole adescatrici tipo "verità" o "rivelazioni". No, solo La strage di Ustica. Un intrigo nazionale raccontato in presa diretta. Perché raccontarlo 45 anni dopo? Risposta: «Perché in pensione ho avuto il tempo di riordinare le idee. E perché in quattro decenni ho letto e sentito troppe fesserie. Nel libro rimetto in fila i fatti, le testimonianze raccolte da giornalista. E da scrittore mi permetto qualche valutazione». Noi permettiamoci invece il piccolo sforzo immane di rifare il punto su alcuni aspetti della spaventosa matassa.

Quando inizia a profilarsi l'ipotesi di un Mig libico che si sarebbe nascosto nella scia del DC9 e che avrebbe potuto essere attaccato da caccia "occidentali" provocando, per errore o meno, il disastro?

In concomitanza con il ritrovamento del Mig 23 precipitato il 18 luglio sulla Sila. Malgrado gli stessi tecnici dell'Aeronautica italiana avessero accertato che quel caccia fosse privo di supporti per i missili e altro armamento, qualcuno cercò di addebitare al pilota libico, ritrovato morto fra i rottami, la responsabilità dell'abbattimento del DC9. Malgrado la sua partecipazione nel capitale Fiat, Gheddafi restava un nemico di Nato, America e Francia: la Libia simpatizzava per il patto di Varsavia e militava tra i Paesi Non allineati, combatteva in Ciad le mire francesi sull'uranio dell'ex colonia, riforniva i terroristi dell'Iran di armi ed esplosivi contro la Gran Bretagna. Era insomma un capro espiatorio perfetto» …


13/06/2025