Maria de' Medici, la magnifica regina che invecchiò accanto a Rubens


Dall'ascesa sul trono di Francia all'esilio volontario ad Anversa: la fortunata tetralogia chiude con la "Decadenza di una famiglia"

di Sergio Pent

L’impresa è compiuta. Matteo «Dumas» Strukul è giunto alla conclusione della sua fatica ma anche - crediamo - del suo divertimento d'autore nel portare a termine una grande storia che è la nostra stessa storia. La tetralogia sulla stirpe dei Medici di Firenze si è rivelata uno di quei successi - forse insperati - piovuti quasi dal cielo, per una concomitanza di fattori positivi: la serie televisiva, il passaparola, le curiosità generazionali che puntualmente tornano a galla perché il pubblico non è mai sazio di vicende intricate, di delitti e veleni, di dinastie che lasciano il segno nella memoria popolare e diventano il punto di riferimento di un'epoca, di un'appartenenza. Vendite eccellenti, dunque, traduzioni a cascata, insieme alla consacrazione di un narratore forte e originale, che aveva già ampiamente mostrato le sue carte in romanzi noir e storici dal piglio aspro e moderno, dove la voglia di stupire si coniugava a una rapidità narrativa dal taglio cinematografico, aperto a tutti i confronti, dal tono classico allo splatter di certi fumetti osannati dai giovani.

La storia dei Medici trova quindi la sua giusta, dolente conclusione in questo Decadenza di una famiglia, dedicato alla figura nobile e memorabile di Maria de' Medici, seguita dall'autore dai fasti della sua ascesa al trono di Francia come sposa di Enrico IV di Borbone, fino all'esilio volontario ad Anversa, dove invecchierà accanto al suo grande amico, il pittore Rubens. Ma prima di questo triste e appartato autunno esistenziale, il percorso storico in cui Maria agisce da protagonista è davvero esaltante, dalle congiure europee contro il marito Enrico fino all'avvento al potere - un potere tanto immenso quanto subdolo e velenoso - di un certo cardinale Richelieu, inizialmente comparso - in giovane età - come consigliere e amico dei regnanti.

Occorre sottolineare l'onestà narrativa e storiografica di Matteo Strukul, che si affida apertamente a fatti realmente accaduti, romanzando gli aspetti privati più che modificando gli eventi pubblici. In questo i lettori hanno certo riconosciuto un autore eclettico e accattivante, che sa raccontare la grande Storia con la leggerezza e la velocità dei nostri tempi, un Dumas 2.0 che non perde tempo e pagine per descrivere a fondo paesaggi, salotti e abbigliamenti, ma trova il modo preciso e ben suggerito di calarsi nell'epoca narrata, con dialoghi talvolta ridondanti ma necessari a ricostruire con precisione l'esatto punto d'incontro tra realtà storica e fantasia.

È una bella figura, quella di Maria de' Medici, una fiorentina gagliarda che non rinnega le sue origini e si circonda addirittura di amici della sua stessa terra, Leonora Galigai e il di lei marito Concino Concini, che pur nutriti di illecite ambizioni daranno la vita per la loro amica regale. Diciamo che non è stato facile il percorso di Maria de' Medici, vittima di soprusi e cospirazioni, indomita ma spesso costretta a scelte drastiche per sopravvivere a guerre e congiure. Dal contrasto aperto con Henriette d'Entragues, una delle tante amanti di Enrico che però vorrebbe da lui un erede per salire al potere, fino al rapporto difficile e ostile con il figlio - il pavido Luigi XIII - la sua vita di regina spodestata e poi riabilitata, è un percorso di insidie veramente da romanzo, anche se ciò che Strukul racconta è semplicemente la verità sulle cospirazioni e sulle lotte che hanno insanguinato la Storia. Tra scene epiche di agguati, duelli e battaglie e dialoghi che ricostruiscono in modo esaustivo lo spirito dei tempi, il romanzo conclude con limpida coerenza un'impresa lunga 1600 pagine, ormai consacrate da un pubblico che ne seguirà con rimpianto la conclusione. Mancano solo le ombre mitiche di D'Artagnan & company a sfilare sull'orizzonte di quest'ultimo squarcio storico, poi sembrerebbe davvero di ritrovarci a cavalcare con il vecchio Dumas. Ma questa, volendo, potrebbe essere un'altra storia.

Fonte: TTL – La Stampa 04/11/2017


04/11/2017

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