Profondo giallo così il romanzo riscrive la Storia
Da Umberto Eco a Ken Follett, un autore bestseller di thriller ambientati nel passato (lultimo è in arrivo) racconta l'intreccio tra due generi letterari molto diversi. Tra fatti veri e finti delitti
di Marcello Simoni su La Repubblica
Immaginate di scrivere un romanzo ambientato al tempo dell’incoronazione di Ruggero II di Altavilla a re di Sicilia. Il tempo del Meridione normanno, del fiorire della cultura siculo-araba e dell’epico assedio di Bari. E poi, immaginate di dover usare tutto ciò per creare lo sfondo di una vicenda di delitti e di intrighi familiari. Non a caso, una delle domande che più di frequente mi vengono rivolte dai miei lettori è se mi sento più un narratore storico o di gialli. E non a caso, non so mai cosa rispondere.
La verità è che quando inizio a lavorare a un nuovo romanzo, gli ingredienti finiscono nella pentola tutti insieme, pur essendo così tanti che per poterlo fare con la dovuta cautela servirebbero le quattro mani della dea Kālī. Il cervello lavora in multitasking, senza mai perdere di vista il ritmo della suspense e la stella polare di ogni autore votato a proiettarsi nel passato, ossia la fedeltà assoluta alla Storia, come insegna il padre di questo intramontabile genere letterario, sir Walter Scott.
Da Alessandro Manzoni a Ken Follett, in pratica, la regola è rimasta inalterata. L’incubazione di un buon romanzo storico continua a basarsi sul saper fondere la verosimiglianza alla finzione, stando attenti a non inciampare negli anacronismi e a non distorcere i fatti realmente accaduti, allo scopo di partire per un viaggio la cui destinazione si colloca non solo in un imprecisato “dove”, ma anche in un remotissimo “quando”, per far rivivere il sentimento di un’epoca sepolta sotto la polvere.
Eppure, dai tempi in cui fu scritto Ivanhoe, qualcosa è cambiato.
C’è stata, mi si conceda il termine, un’infiltrazione. Una parola forse inelegante ma più adeguata di “contaminazione”, perché dopo circa duecento anni, pur accorpando dentro di sé elementi provenienti da altri generi, il romanzo storico rimane sempre fedele a sé stesso. Il fascino dell’avventura, degli scenari d’intrigo e persino delle ambientazioni gotiche hanno a poco a poco permeato l’immaginario degli scrittori che inseguono il passato, riversando nelle loro pagine delle svolte
inaspettate senza distoglierli dalla loro fedeltà alla Storia anche quando il succedersi degli eventi cavalca al ritmo dei Tre moschettieri o del Corsaro Nero.
Esiste tuttavia un genere che, più di qualsiasi altro, ha messo in crisi i codici del romanzo storico. Nato prematuramente dalla penna di Edgar Allan Poe, con I delitti della Rue Morgue, il mistery fa la sua comparsa quando Walter Scott è già morto. E in quanto al Manzoni, non c’è prova che abbia mai letto le indagini del pallido e melanconico Dupin.
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26/10/2025