Libero intervista Daniela Sacerdoti


«Io, nipote di Levi, regina di Scozia coi romanzetti»

Daniela Sacerdoti, autrice da un milione di copie, conquista le hit britanniche con libri d’amore «Ho un’eredità pesante, amo Tolkien e Asimov, prima di sfondare mi hanno detto “no” 11 volte».

EDIMBURGO

Daniela Sacerdoti, 43 anni, napoletana, è una scrittrice di romanzi rosa, genere letterario che negli ultimi anni è tornato di moda. Ma ciò che la rende speciale è che, da italiana, è riuscita a fare breccia in quel mercato che nell’ambito del romantic novel fa scuola, da Helen Fielding (la serie di Bridget Jones) a Sophie Kinsella (I Love Shopping), ovvero la Gran Bretagna, specie la Scozia. Pronipote di Carlo Levi, ha scelto tutt’altra via dopo aver assorbito gli stimoli culturali della sua famiglia. «Ho ereditato l’amore quasi ossessivo per i libri: mio padre leggeva in ogni momento più libri alla volta. Sono cresciuta in un ambiente molto curioso e intellettualmente vivace, ma non snob: mio padre passava dai libri di cultura ebraica ai Gialli Mondadori, dai libri di fantascienza ai classici russi. Certo non è facile portarsi dietro l’eredità di un prozio che è stato un grande della letteratura italiana; ma ho preferito seguire la mia strada. Gli avi bisogna omaggiarli, e poi liberarsene».

Autrice da 1 milione di copie, bestseller in Inghilterra e tradotta in 12 Paesi, la Sacerdoti vive tra la Scozia e l’Italia, pensa e scrive in due lingue, cresce due figli e sparge sempre un po’ di aroma mediterraneo in ogni suo libro, come nell’ultimo Amore, zucchero e caffè (Newton Compton, pp. 288, euro 9,90), dove la protagonista Margherita è tratteggiata con i caldi colori del Belpaese che sono necessari per illuminare i cieli grigi dell’immaginaria Glen Avich. È difficile fare breccia nel mercato anglosassone? 
«Ci sono delle tappe ben precise: si fa una lista di agenti e case editrici e si manda la propria opera a tappeto, seguendo le cosiddette submission guidelines, cioè le indicazioni che ti vengono date. Il secondo passo è più complicato: si finisce nella slush pile, cioè la pila di manoscritti che aspettano di essere letti. Se la proposta interessa a quel punto ti chiedono di mandare l’intero manoscritto... e i tempi si allungano ulteriormente».

Non è sconsolante?
«Alla fine sono più i no che i sì. Con il mio primo romanzo, Watch Over Me (in Italia con il titolo Ho Bisogno di Te), ho ricevuto credo undici no – e poi, finalmente, il tanto bramato sì; ma una volta che sei entrato nel giro, ti si aprono moltissime opportunità». 

Qual è il segreto di questo successo in un genere che oggi sembra abusato, il romanzo sentimentale? 
«Non ho una formula per il successo, Ho Bisogno di Te mi è scaturito dal cuore, se inizi a pensare a come coinvolgere i lettori è finita, perdi spontaneità e onestà. L’onestà è la risposta».

C’è sempre un po’ di Italia nei suoi romanzi. Nostalgia? 
«Ce l’ho nel cuore. La Scozia, Glasgow, è stata la mia casa per 15 anni, la amo tanto, ma l’Italia mi chiama. So che è un cliché, ma mi manca da morire il sole!». 

Nei suoi libri ci sono ricette della nostra tradizione, è parte del fascino del Belpaese? 
«L’Italia affascina tantissimo i britannici, basta guardare al successo dei romanzi di Elena Ferrante. E, certo, la tradizione gastronomica ha il suo peso. Ma anche la Scozia è suggestiva: consiglio la meravigliosa saga di Outlander di Diana Gabaldon, ambientata lì, nel 1700».

In Italia la crisi dell’editoria sembra irreversibile. E in Gran Bretagna? 
«Meglio. I libri costano meno. Il fatto di poterli acquistare al supermercato per cinque sterline è una cosa stupenda: la lettura è più democratica, a portata di mamme part-time, adolescenti e studenti squattrinati e padri di famiglia che si sono già rivoltati le tasche acquistando libri di testo per i figli». 

Con quali letture si è formata?
«Fantasy e fantascienza, Tolkien, Asimov, Bradbury. All’università ero appassionata di letteratura russa, poi ho esplorato i britannici, su tutti Edward M. Foster. La mia famiglia mi prende in giro: “Qual è l’ultima passione di mamma? Libri sul sopravvivere a un disastro nucleare? Feng Shui? La caduta dell’Impero romano?». 

Cosa sta leggendo ora?
«Ho appena finito Lezioni di felicità di Marie Kondo, un libro su come tenere la casa ordinata. Diciamo che l’arte di piegare i calzini non mi ha preso molto. Prima ho letto Lettere a una figlia di Antonio Socci: mi ha commosso tanto. Storia dolcissima d’amore e di coraggio».

Un frase tratta da un libro che l’ha colpita?
«Dal Signore degli Anelli: “L’ombra non era in fin dei conti che una piccola cosa passeggera: al di là di essa vi erano eterna luce e splendida bellezza”. Un inno alla speranza».

BARBARA TOMASINO

Fonte: Libero quotidiano 13/04/2017


13/04/2017

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