L’assassino con il turbante accoltella il banchiere rinascimentale


Di Sergio Pent

Una spy story nella Firenze quattrocentesca di Cosimo de' Medici: con un misterioso abate nero, tesori d'Oriente, congiure d'amore

Torna messer Marcello Simoni, che romanzo dopo romanzo sta conquistando il trono di miglior giallista storico di casa nostra. Si è più volte ribadita la bravura - l'arguzia strutturale e linguistica - di questo autore eclettico e suggestivo, in grado di coniugare finzione e accadimenti reali in un mix di fantasie personali che -se non rivisitano la Storia in senso ufficiale - sanno tuttavia lavorare di fino sulle alchimie degli eventi possibili, sui contorni e sui dettagli degli intrighi e delle congiure che generalmente abbiamo sfiorato in qualche sporadico paragrafo da mandare a memoria sui testi di studio. Il mondo di Marcello Simoni è un percorso sotterraneo nello spirito dei tempi, in cui il lettore si trova invitato per partecipare a segreti occulti, manovre di potere, incontri sul terreno infido della «fabula» che mescola personaggi realmente esistiti a creazioni fantastiche ma possibili, perché la Storia, in fondo, è il riassunto di tanti piccoli destini sconosciuti sacrificati per dare luce al nome illustre che segna un'epoca, un percorso, e determina le strategie del tempo e degli uomini.

Dopo la parentesi nella Roma secentesca dell'inquisitore Giacomo Svampa, Simoni si concede una Firenze del Quattrocento in cui il nome dei Medici è quasi un imperativo d'obbligo dal quale partire per ogni divagazione possibile. E si parte, infatti, con un preambolo nebuloso nel 1439 in cui Cosimo de' Medici, signore di Firenze, incontra il suo gemello Damiano che accenna a un oscuro nipote lasciatogli in custodia dalla sua defunta figlia, ma subito ci ritroviamo in una Firenze segreta e cospiratoria di vent'anni dopo, dove il mercante navale e banchiere Giannotto Bruni viene accoltellato in una cripta da un misterioso assassino con il turbante, in seguito a una lite legata a una grossa somma di denaro. Del delitto viene accusato il ladruncolo Tigrinus, presente sulla scena per motivi di «lavoro» e subito tradotto in carcere per essere giustiziato. Ma Cosimo de' Medici, da sempre protettore del simpatico cialtrone manolesta, è convinto della sua innocenza, così come Angelo, il figlio bonaccione e malvisto del defunto Bruni. La situazione si ingarbuglia allorché intervengono fattori esterni a sottolineare oscuri intenti cospiratori, dei quali sembra farsi determinata portavoce Bianca Bruni, fulgida nipote del defunto Giannotto, convinta che dietro l'omicidio dello zio si celino interessi che vanno ben oltre una semplice somma di denaro. Bianca e il fascinoso Tigrinus -così denominato a causa del colore naturalmente «juventino» della chioma - instaurano fin da subito un rapporto di odio-amore che dovrà tuttavia confliggere con l'ondata di rivelazioni destinate a smuovere la Firenze medicea fino a spingersi nelle nebbie di Venezia e tra i silenzi remoti del monte Athos.

Diremo solo che ci sono tesori d'Oriente scomparsi - perle dal valore inestimabile - complotti bancari destinati a far fallire il Bruni che sembrano la nobile anticamera di tanti recenti disastri nazionali, un misterioso abate nero che dovrebbe custodire una fantomatica Tavola di Smeraldo in grado di condizionare eventi e destini... In una folle corsa verso la verità - e la salvezza della pelle - il generoso Tigrinus sfugge a tranelli e agguati, scompare da Firenze dove Cosimo sembra ormai più un nemico che un benefattore, e in una sorta di frenetica spy story rinascimentale trova il modo - anche - di risalire al mistero delle sue origini di ladro protetto dai potenti. Bianca, intanto, sarà costretta a un matrimonio di convenienza per evitare la rovina della famiglia Bruni, ma un pizzico di generoso feuilleton interviene al punto giusto, come un salvavita Beghelli dei personaggi da romanzo, per ridare fiato e speranza a due giovani anime fiorentine che si cercano e si dannano in un enigma che - pur disvelando numerosi segreti -sembra proiettato in un sequel che il lettore certo attenderà fiducioso, perché - parafrasando un vecchio spot - Marcello Simoni equivale ormai a «un nome, una garanzia».

Fonte: TTL – La Stampa 24/06/2017


24/06/2017

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