La Turchia oggi, Pamuk, il romanzo popolare. Una conversazione con Ayşe Kulin


LA TURCHIA OGGI, PAMUK, IL ROMANZO POPOLARE. UNA CONVERSAZIONE CON AYşE KULIN
A cura di Renato Minore

Fonte: Il Messaggero  

E’ una scrittrice tra le più amate in Turchia, dove ha venduto più di dieci milioni di copie ed è tradotta in ventisette paesi. Ayşe Kulin è in Italia, dove ha appena ricevuto (accanto a Romana Petri per la letteratura italiana) il Premio Roma per L’ultimo treno per Istanbul (Newton Compton), una storia ambientata tra la Turchia degli anni Trenta e la Francia dell’occupazione nazista.

La vicenda di un amore impossibile, quasi alla Romeo e Giulietta, ma anche un’analisi degli ostacoli e dei pericoli legati alle religioni e ai pregiudizi. Molto drammatica e molto avventurosa, com’è nel suo stile assai popolare, quasi feuilletonistico, che tocca grandi emozioni, grandi passioni, grandi contrasti con la figura di una donna centrale, come in altri sue storie. Le chiedo se sia un romanzo scritto “dalla parte di lei”?
“Il destino delle donne turche è stato sempre, per secoli, stare a casa, provvedere alla famiglia. Ci vuole energia, molta energia per cambiare il mondo, è molto più facile sedersi e godersi la vita. Nei miei libri mostro come le donne siano insieme forti e deboli. Sono femminista, con la mia formazione, con la storia famigliare, non posso che esserlo nella Turchia di oggi. Ma migliaia di donne non possono vivere e fare scelte consapevoli, per la religione o la società profondamente conservatrice. Occorre ribellarsi, ogni donna dovrebbe avere la possibilità di essere se stessa. E’ inevitabile che i miei personaggi siano improntati da questo spirito speciale, quest’aura femminista”.


Ha scritto sui gruppi più vulnerabili: cristiano turchi, curdi, gay. Anche questo romanzo è dalla parte di chi è più debole tra i deboli, gli ebrei turchi durante gli anni di Hitler?
“Noi scrittori non possiamo cambiare il mondo. Possiamo puntare il dito su ciò che non va, errori, ingiustizie, punti deboli. Un occhio critico e vigilante per dare maggior consapevolezza a chi legge. Nel mio romanzo “Faccia a faccia” (tradotto in italiano e ancora non pubblicato), attraverso il destino diverso di due donne (una giornalista e una detenuta) non voglio dare risposte alle questioni del conflitto con i curdi. Ma mi batto per il dialogo tra le due culture, per l’educazione delle donne oppresse, per evitare in ogni forma la violenza. E’ il dovere sociale di chi scrive”.


A proposito: lei di recente ha inviato una lettera aperta a Erdogan. Un invito a investire sull’educazione, soprattutto scientifica.
“Lui ha cambiato tantissime cose. Vai in una scuola che, dopo la chiusura, nelle vacanze estive si trasforma in scuola religiosa. Non è possibile oggi vivere in questo modo, impartire l’insegnamento religioso secondo canoni così vincolanti. Abbiamo bisogno di un’educazione moderna, laica, non si può essere medico, giudice, avvocato con la diffusione bulimica di questa prassi. L’ istruzione religiosa va lasciata per l’anima, per Dio, per la vita dopo la morte”.


L’Europa ha bisogno della Turchia. Ma Erdogan ha davvero bisogno dell’Europa?
“Assolutamente no. Per la prima volta con lui stiamo cambiando strada. Gli ottomani consolidarono l’avvicinamento del Paese all’Occidente con la Costituzione che istituiva un parlamento e dava a tutti parità di diritti. Atatuk coltivava il sogno di una Turchia moderna, di un paese costituzionale e laico, dotato di tutte le necessarie istituzioni per la diffusione dell’arte e della cultura. Al contrario Erdogan ritiene che stiamo tornando (ed è necessario tornare) alle nostre antiche radici che però non sono quelle del Medio Oriente, come lui crede o finge di credere.”.


Come vive uno scrittore in un Paese in cui i media sono controllati, i diritti umani ignorati, i gay perseguitati, lo stato diritto debole, le elezioni spesso manipolate?
“A me non piace piangere davanti agli altri. Non posso, non voglio rispondere alla sua domanda”.


Per i turchi laici colti filoeuropei come lei la libertà d’espressione è sempre più difficile?
“Questa limitazione non l’ho vissuta. Scrivo sul maggiore quotidiano di opposizione, mai nessuno mi ha censurato, imposto il silenzio, intimidito. Certo ci sono persone che al presidente non piacciono. ..Quello che posso dire che è non abbiamo più una democrazia laica, le leggi stanno cambiando, è sempre più difficile criticare. Le voci che hanno il diritto di criticare il potere, sono sempre più combattute e ridotte al silenzio”. 


Il Nobel a Pamuk ha creato attenzione alla letteratura turca?
“Certamente scrittori come me non sarebbero stati conosciuti e anche tradotti senza quella spinta che ha prodotto curiosità e visibilità. E’ il suo gran merito”


Nelle classifiche turche, Pamuk viene sempre dopo Ayşe Kulin, che le domina. E’ orgogliosa della rivincita sancita dai lettori?
“Non è uno scrittore facile. La sua lingua è una logica, congetturale. Il mio turco punta sul sentimento, è attento alle sue profonde modificazioni, parlo la lingua dei nonni che possono capire anche i più giovani. I libri di Pamuk, tutti eccellenti, sono migliori in inglese, la sua lingua d’origine sembra adatta a quella trasformazione che comporta ogni versione tradotta. A chi mi confessa: “Ma come è difficile l’ultimo suo romanzo!”, rispondo di leggerlo in inglese, diventa straordinario. Così conquista il mercato internazionale, più di quello turco. Si potrebbe dire che è anche, e soprattutto, un ottimo narratore inglese. Con la globalizzazione, è una chance straordinaria”.


La conversazione si conclude con un’ultima breve considerazione della Kulin sulla brexit di cui si è saputo da poche ore: “Che sbaglio incredibile e quali pessimi risultati porterà. Gli inglesi sono profondamente sciocchi. Mi dispiace per il mondo. Credo che stia attraversando un periodo profondamente oscuro, in Europa, in America, in Africa, nel mio Paese”. E con un giudizio su una scrittrice appena scoperta, Elena Ferrante: “Ho letto due suoi romanzi, è una narratrice di grande forza che riesce a emozionare e a trascinare”, dice molto convinta.»


01/07/2016