Kayte Nunn racconta "La figlia del mercante di fiori"


Il nuovo ospite di “L’autore straniero racconta il libro” è la scrittrice KAYTE NUNN, autrice di "LA FIGLIA DEL MERCANTE DI FIORI" (Newton Compton Editori - traduzione di Clara Nubile e Angela Ricci). Kayte Nunn lavora come editor per libri e riviste. È autrice di romanzi di successo, di cui La figlia del mercante di fiori è il primo ambientato in un’epoca passata, ed è in corso di traduzione in cinque Paesi. Il suo sito è: kaytenunn.com

di Kayte Nunn


La figlia del mercante di fiori è un romanzo che parla della ricerca di una rara specie di giglio (ne ho persino inventato una sottospecie, potere della letteratura). Potremmo dire che la sua genesi è cominciata quando ho letto un articolo di giornale che parlava di una pianta misteriosa e velenosissima spuntata quasi per caso in un giardino della periferia inglese.

Alla fine è venuto fuori che la pianta, la Datura stramonium, nota ai più come l’erba del diavolo, era nata per via della germinazione di un mangime per uccelli che era stato importato dall’estero, probabilmente dal Sud America. Questa storia ha risvegliato il mio interesse.
Pochi mesi dopo, sono stata a Kew Gardens, a Londra, e ho scoperto la meravigliosa Marianne North Gallery. La signora North era un’intrepida e inveterata viaggiatrice di epoca vittoriana, nonché un’artista esperta di botanica. Dopo aver visitato la galleria, mi sono appassionata alle imprese e alla tradizione dei cacciatori di piante di età vittoriana e ho letto tutto quello che sono riuscita a trovare sull’argomento.
Così sono anche venuta a conoscenza del fatto che in Cornovaglia c’è un’elevata concentrazione di giardini ricchi di specie esotiche, per via del clima temperato rispetto a tutto il resto dell’Inghilterra. Lì avevo trascorso gran parte delle mie vacanze, quand’ero piccola, quindi ho potuto fare appello ai miei ricordi per ambientare in quella zona parte della mia storia. Vi sono tornata nel 2017 e ho trascorso una intera giornata nei bellissimi Lost Gardens of Heligan, che hanno alle spalle un’affascinante storia di riscoperta e recupero.

Durante le ricerche e la scrittura del libro, ho visitato anche il Sydney Botanic Garden, il museo di Sydney e sono tornata a Kew Gardens, dove ci sono sempre – per fortuna – mostre di arte botanica e di storia del collezionismo di piante. Ho potuto imparare molto sugli strumenti del commercio, sulle discipline coinvolte, e sono stata incoraggiata a fare ulteriori ricerche.
Due anni dopo, sono tornata ancora una volta a Kew Gardens e mi sono imbattuta in una mostra di arte botanica della dottoressa Shirley Sherwood una relativa all’opera e alle lettere di Joseph Hooker, un’opera dal valore incommensurabile, per non dire dell’incredibile e affascinante materiale di studio che costituisce. È stato anche molto istruttivo leggere le trascrizioni delle sue lettere di viaggio e di lavoro in qualità di cercatore di piante del diciannovesimo secolo.
Sono riuscita a individuare le piante, i frutti e i fiori tipici dell’area del Cile in cui è ambientata parte del mio romanzo, e a essere certa che potessero fiorire alla fine del diciannovesimo secolo, grazie al fortuito ritrovamento del diario della moglie di un capitano navale che trascorse un anno a Valparaiso, proprio a metà del 1800. Le descrizioni della vegetazione in cui si imbatteva sono meravigliosamente dettagliate. Parla di profumati mandorleti e di uliveti, di alberi da frutto quali meli, peri e aranci, di orchidee, di enormi cerei (una specie di cactus tipicamente cilena), di aloe locale, ma anche di erbe aromatiche inglesi come salvia, timo, menta e acetosella, tra le altre.
Dopo ulteriori ricerche, sono stata in grado di inserire nel mio romanzo la descrizione di piante quali il croco cileno, il culén (una varietà di ranuncolo) e il palo de bruja (viburnum lantana). Ho anche dato alla estancia del romanzo – la Estancia Copihue – il nome della campanula cilena, tipica di quelle regioni. Tutto ciò mi ha permesso di dar vita ai luoghi del mio racconto.
Leggendo della diffusione dei giardini e dell’orticultura in epoca vittoriana, ho scoperto dettagli quali la predilezione della regina Vittoria per la guava, che cresceva nel mite clima della Cornovaglia e poi veniva mandata a Londra, a palazzo, in treno.
La figlia del mercante di fiori affronta anche il tema della conservazione delle piante al giorno d’oggi – facendo per esempio riferimento alla banca dei semi – e quello degli innumerevoli composti vegetali che possono essere utilizzati nel campo della medicina. Ho scoperto l’affascinante nuova moda dei collezionisti di piante (in un articolo ho letto che adesso vengono preferite ai vini), i quali si spingono al punto di assumere delle guardie che tengano d’occhio i loro rari e costosissimi fiori. Mi sono interessata pure ai giardini “curativi” e infatti uno dei personaggi, che svolge un’azione terapeutica nei confronti di uno dei protagonisti – coltiva un’ampia varietà di piante curative nel suo giardino.
Le mie ricerche mi hanno offerto tante meravigliose piccole informazioni e sono riuscita in qualche modo a inserire la maggior parte di esse nella storia. Spero di aver raggiunto il mio obiettivo e di aver scritto un romanzo coinvolgente e ricco di affascinanti notizie sul mondo delle piante, che possa piacere sia ai lettori comuni sia agli appassionati di botanica.

Traduzione di Clara Serretta

Fonte: Letteratitudine 02/02/2019


02/02/2019