Il re del digitale a 0,99 euro. «Indago le nuove paure»


Ebook. Robert Bryndza, inglese che ora vive in Slovacchia, è l'autore del 2017. Il suo thriller «La donna di ghiaccio» è diventato un caso grazie al prezzo molto basso, al passaparola e a un editore assai attivo nella promozione in rete.
Al centro c'è una detective ribelle, coraggiosa, immigrata: Erika Fosler. Che diventerà la protagonista di una serie.

Di Alessia Rastelli

La donna di ghiaccio di Robert Bryndza è un thriller contemporaneo. Non solo perché si svolge nella Londra di oggi, ma per il tipo di pubblicazione, promozione (e successo) digitali, per i temi, per l'atmosfera. Migrazioni, identità maschili e femminili in evoluzione, matrimoni omosessuali, onnipresenza della rete e dei social network, sfiducia verso l'establishment e i media sono argomenti che si intrecciano in una trama gialla costruita per il resto in modo tradizionale: l'indagine, indizio dopo indizio, sull'omicidio di una ricca ereditiera, il cui corpo viene ritrovato in un lago ghiacciato.

Forse proprio l'aver intercettato temi attuali e visceralmente sentiti, insieme - certamente - con il prezzo stracciato (in Italia l'ebook edito da Newton Compton è da settembre a 99 centesimi), ha fatto sì che Bryndza diventasse, nel nostro Paese, il re del digitale 2017. I lettori lo hanno acquistato e letto fino in fondo (perdonandogli forse qualche lungaggine di troppo e un'elaborazione psicologica dei personaggi sicuramente intuita, avviata, ma che si sarebbe potuta percorrere più a fondo). Lo dicono i dati: sessantamila copie de La donna di ghiaccio vendute tra carta e digitale, la metà circa in ebook. Non solo: il thriller di Bryndza è il titolo più venduto del 2017 sul Kindle Store di Amazon, che detiene la fetta più ampia del mercato ebook, ma è anche il più letto sui dispositivi Kobo, secondo player nel nostro Paese, che proprio grazie alle funzionalità del digitale ha calcolato quali testi, nel corso dell'ultimo anno, sono stati visti fino all'ultima pagina.

Bryndza, 38 anni, nato nel Suffolk, in Inghilterra, parla con «la Lettura» da Ni-tra, in Slovacchia, dove ora vive con il marito Jàn.

Come spiega i suoi risultati?

«L'ebook è più economico della carta e questo incoraggia i lettori a sperimentare autori che ancora non conoscono. In Italia La donna di ghiaccio è il mio primo titolo. E visto che diventerà anche l'episodio numero uno di una serie che ha come protagonista la detective Erika Foster, il prezzo a 99 centesimi potrà fare da traino per i volumi successivi. Ci sono così tanti libri nel mondo, essere trovati è fondamentale».

Gli sconti in digitale sono molto aggressivi. Lei non è il solo autore venduto a 99 centesimi. Perché è stato trovato proprio lei?

«Fondamentali sono stati i book blogger, animatori di siti in cui si parla di libri, assai accreditati tra i lettori. Hanno scritto su La donna di ghiaccio e innescato il passaparola, che è la migliore forma di pubblicità. Prima ancora però è stato decisivo il mio editore inglese, Bookouture, specializzato nel digitale e in campagne personalizzate di smart marketing, ad esempio via social network ed email. Già prima dell'uscita, nel febbraio 2016, l'editore ha inviato ai blogger il mio romanzo. In inglese ha venduto finora oltre un milione e mezzo di copie, quasi tutte in ebook. Le cartacee erano disponibili solo con la formula del print on demand (stampa su richiesta) fino a che, lo scorso novembre, Sphere, marchio del gruppo Hachette, ha acquistato i diritti, facendo arrivare La donna di ghiaccio nelle librerie fisiche. Ad oggi il testo è stato tradotto in 27 Paesi. Dietro questi risultati, c'è forse anche il tipo di storia che racconto: i lettori amano i misteri a cui, nel mio thriller, si sommano i numerosi riferimenti all’attualità, che favoriscono l'identificazione».

Attuale è il tema dei migranti: al centro de «La donna di ghiaccio» c'è una detective che arriva dalla Slovacchia.

«Dopo aver vissuto nella capitale britannica e a Los Angeles, da sei anni sono a Nitra, dove si trova la famiglia di mio marito. Qui in Slovacchia ho sentito tante storie di chi a 18 anni è partito per l'Inghilterra in cerca di lavoro, scontrandosi con grandi difficoltà nell'inserirsi. Prima di scrivere il libro, inoltre, lessi un articolo sull'omicidio di una donna slovacca emigrata a Londra, vittima di un traffico di prostitute. Se ne parlava come se fosse normale e ci si aspettasse che sarebbe accaduto. Ecco perché nel libro ho ribaltato la prospettiva: un’immigrata diventa una detective di successo mentre la vittima dell'omicidio è una ragazza inglese figlia di un potente politico. Tanto più che oggi l'immigrazione è un tema decisivo, usato non solo in Inghilterra ma anche altrove, in Germania o nell'America di Trump, per soffiare sulle paure della gente».

Perché dopo diverse commedie romantiche, uscite in Inghilterra e Slovacchia, ha pubblicato un thriller?

«Ambientare una storia in un commissariato permette di narrare tante vite diverse. Oltre a questo, la crime fiction mi consente di scrivere ed elaborare quello che mi spaventa. Nel quotidiano, visto che non sono coraggioso: non amo stare in casa da solo e mi sveglio di notte per controllare che le finestre sono chiuse. Ma anche ciò che mi fa paura a un livello più alto, quando penso a dove stiamo andando come società, a cosa ci aspetta nel futuro».

La realtà di oggi la spaventa?

«Viviamo in un mondo che fa paura. Non so se lo sia di più, ad esempio, di dieci anni fa, ma adesso siamo bombardati dalle notizie 24 ore su 24. Dunque almeno la nostra percezione è che la realtà sia più spaventosa. Quando ero un ragazzo leggevo un quotidiano al giorno, c'erano i tg al mattino, a pranzo e a cena. Oggi quel tempo intermedio per riflettere e sedimentare si è perso. La narrativa può essere un'occasione per recuperarlo. Non intendo dire che i miei libri siano profondamente filosofici. Voglio solo scrivere storie che la gente ami leggere, ma sento il dovere di descrivere quello che vedo nel mondo, una fiction ancorata alla realtà. I social network, ad esempio, stanno cambiando le nostre vite. Il modo in cui un killer può usarli avrà, nei prossimi libri, un ruolo ancora più importante di quanto già non abbia in questa prima storia».

La Slovacchia, le sue paure, due coppie omosessuali tra i protagonisti. Quanto c'è di autobiografico ne «La donna di ghiaccio»?

«I collaboratori di Erika, i detective Peterson e Moss, sono uno nero e l'altra lesbica, sposata, con un bambino. Volevo mostrare Londra così com'è: multiculturale, liberal, una città in cui non tutti sono bianchi o eterosessuali. La dimensione autobiografica si può cogliere semmai in quello che penso dell'Inghilterra: un Paese classista, con un grande divario tra ricchi e poveri. Vengo da una famiglia della working class e ho dovuto faticare molto. In questo mi identifico con Erika, una outsider. Il rapporto tra gli strati sociali, ancora più conflittuale in questa fase storica, emerge anche attraverso la storia della vittima e dei suoi parenti».

Ha votato al referendum sulla Brexit?

«Si, per il remain. I britannici si pentiranno. Il Paese è cambiato negli ultimi 15 anni. C'è stata una grande immigrazione, poi con la recessione la vita è diventata più difficile e ora ne vengono incolpate le persone arrivate dall'estero, che lavorano in Gran Bretagna. La responsabilità è in parte della politica, in parte dei media. È davvero triste. In Slovacchia la percezione dell'Europa mi sembra più positiva. Piacciono ad esempio i bandi per finanziare progetti. Sono arrivato pochi anni prima che fosse introdotto l'euro e mi sembra abbia portato effetti positivi».

Tornando al libro, perché ha scelto una protagonista femminile?

«Erika è indipendente e diretta. Mi sono ispirato a Clarice Starling del Silenzio degli innocenti e a Jane Tennison, interpretata da Helen Mirren nella serie britannica Prime Suspect. È il mio modo di rappresentare la situazione delle donne oggi. Molto è cambiato ma le regole non sono ancora le stesse che valgono per gli uomini. Non è facile essere determinate e fare carriera senza venire accusate di essere pedanti, non femminili o di trascurare la famiglia. Ecco perché ho ribaltato ancora una volta la prospettiva, rappresentando una donna nella polizia, in un ruolo tradizionalmente associato alla forza, a capo di un gruppo di uomini».

Ha anche scelto che Erika abbia da poco vissuto una grave perdita.

«L'antefatto della storia è che il marito è stato ucciso in un'operazione che lei stessa guidava. Volevo che Erika fosse un personaggio solo, senza molto da perdere. Non essendo ancora riuscita a risolvere il caso del marito, inoltre, persegue la giustizia in ogni altro modo. E la sua stessa ricerca diventa un'ossessione».

Fonte: La Lettura 07/01/2018


07/01/2018

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