"Il passato torna per specchiarsi nel nostro tempo


Matteo Strukul. Lo scrittore e Michelangelo: 7 romanzi storici utili a evidenziare contraddizioni e compromessi della Storia

di Matteo Strukul

Gli anni recenti hanno segnato in letteratura una rinascita del romanzo storico. Dinastie come i Medici di Firenze e grandi artisti come Michelangelo, Leonardo, Caravaggio sono tornati protagonisti di storie che hanno saputo riconquistare un ampio pubblico di lettori.
Anzitutto sottolineo fin d’ora che sarebbe un errore ridurre la questione alla semplice funzione consolatoria del romanzo storico, magari cavalcando l’idea che il lettore viva la dimensione del passato come rifugio rispetto a un presente non certo esaltante. Cosa che del resto accadeva anche nell’Ottocento, quando il romanzo fiorì come genere letterario, e proprio con grandi saghe legate al passato. Valgano per tutti il caso de “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni o, in prospettiva europea, il ciclo dei moschettieri di Alexandre Dumas e “Notre-Dame de Paris” di Victor Hugo. 
Vi sono ragioni più profonde e nobili per questo ritorno del romanzo storico. In primo luogo esiste una nuova generazione di autori che ha deciso di interrogarsi sul passato, riportando alla luce figure carismatiche, eroiche, affascinanti, senza per questo rinunciare all’azione, all’intreccio, alla bellezza della lingua. E non è un fatto di poco conto.

Poi, c’è un pubblico che chiede, letteralmente, questi romanzi, poiché vuole prendere coscienza e riappropriarsi d’una memoria collettiva che definisca un’identità culturale. In terzo luogo perché, a dispetto di una tecnologia sempre più veloce, che per varie ragioni tende a semplificare e appiattire l’informazione, esistono ancora molte persone, in Italia, che apprezzano lo studio e l’approfondimento rigoroso che caratterizza un’efficace ricostruzione storica.
In questo senso, lungi dal celebrare tout court le dinastie rinascimentali o i grandi casati del Medioevo, questi romanzi riescono a mettere in evidenza contraddizioni e sfumature, compromessi accettati dai personaggi. Narrare la storia di famiglie come i Medici o gli Estensi, per esempio, permette di approfondire la questione che riguarda la formidabile sfida di conquistare, mantenere e gestire il potere e quella, inquietante, della scoperta di come e quanto un simile fatto possa cambiare la natura dell’uomo. Lorenzo il Magnifico e Caterina de’ Medici si misurarono con la difficile arte di garantire il governo di una Signoria o di uno Stato fra lotte intestine e guerre di religione. Sono, questi, temi che da sempre catturano l’attenzione dei lettori.
Naturalmente è più che probabile che serie tv di grande successo come “I Medici”, “Vikings”, “Da Vinci’s Demons”, “I Borgia” abbiano contribuito a ridestare l’attenzione e la curiosità del pubblico per la Storia, così come alcuni fortunati anniversari: valgano per tutti i cinquecentenari per la morte di Leonardo e per la nascita di Tintoretto. Affrontare figure come Michelangelo, Caravaggio o Leonardo, comprendere fino in fondo le ragioni che guidarono uomini del genere a voler dominare la meraviglia della scultura, della pittura e dell’arte, piegando il marmo e la materia, rivelando le figure contenute nei blocchi candidi o intrappolando la luce, le ombre i colori nelle armonie pittoriche: il pubblico non può che rimanere affascinato da simili racconti. Tanto più che, a fronte degli stupefacenti doni di questi personaggi, scriverne vuol dire raccontare anche il tormento dell’artista, costretto ad accettare le regole delle committenze, i ritmi disumani del lavoro, le pretese di pontefici e sovrani.
Per questo, in definitiva, il romanzo storico è vincente: perché riesce a narrare le sfide eroiche dell’uomo, la grandezza dell’arte e della storia d’Italia, attraverso un recupero d’una memoria che non va data per scontata. E la prospettiva storica, ampia e dilatata nel tempo, ci mostra ciascun fatto per quello che è, ridimensionando un dilagante apparire – complici i social –, offrendo finalmente un senso della proporzione e della misura reale dei valori e dei talenti.

Senza contare che non credo ci sia nulla di più bello, per uno scrittore, di misurarsi con il romanzo storico: provare a rievocare una realtà fra verità passata e immaginazione, quasi egli fosse uno sciamano, uno stregone in grado di dominare i venti della fantasia e gli oceani del tempo. 
Il ritorno del romanzo storico è dunque provvido e necessario: ci aiuta a relativizzare il presente, a comprendere le radici del nostro passato, a ritrovare un’identità culturale che si va smarrendo e invece andrebbe tenuta stretta e compresa nella sua varietà meravigliosa. L’Italia è magnifica proprio perché si compone di storie e culture molto diverse fra loro ma tutte fondamentali e preziose. 

Fonte: Il Fatto 10/11/2018


10/11/2018

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