I Medici, fra mito e realtà


Di Simone Zimbardi

Fiction tv, libri, film... La nota famiglia di banchieri fiorentina ci affascina da sempre. Perché? L'abbiamo chiesto a uno storico e a un romanziere che ai Medici ha dedicato un'intera saga.

Raffinati collezionisti, geniali strateghi, politici spregiudicati: i Medici hanno dato i natali a papi e regine e hanno cambiato il corso della Storia. Sulla famosa dinastia fiorentina si è studiato e scritto molto, ma ancora oggi realtà e leggenda si mescolano. Chi sono stati veramente? Dove finisce la realtà storica e dove inizia il mito? Cominciamo dalle origini.

SPREGIUDICATO LORENZO. Tutto ebbe inizio a metà Trecento, quando la famiglia aprì una banca a Firenze. Si trattava di prestare denaro su interesse: attività rischiosa, perché non sempre i debitori pagavano; e anche malvista, perché nel Medioevo l'etica cattolica considerava l'usura un peccato gravissimo. Ma i Medici superarono entrambi gli ostacoli. Avevano un incredibile fiuto per gli affari e presto divennero ricchi, scrivendo così il destino della famiglia e di Firenze nei secoli a venire. Merito soprattutto di Cosimo il Vecchio [1.389-1464), di fatto il primo uomo di Stato di rilievo della famiglia. Esiliato dai suoi avversari (le antiche famiglie degli Albizzi e degli Strozzi), nel 1434 rientrò in città con l'appoggio della popolazione e conquistò il potere.

Il governo restò repubblicano, ma Cosimo divenne de facto signore di Firenze. «Fu un banchiere di larghe vedute e assicurò il benessere della famiglia», spiega Marcello Simonetta, docente di Storia politica dell'Europa all'Università di Scienze Politiche di Parigi. «Proprio grazie al suo potere economico Cosimo divenne il cittadino più influente della repubblica fiorentina, tanto da essere acclamato alla sua morte come Pater Patriae ("padre della patria"). Il prestigio della famiglia, però, iniziò a calare di pari passo con le loro finanze, prima sotto il figlio di Cosimo, Piero il Gottoso, e poi sotto suo nipote Lorenzo il Magnifico». Il più illustre rappresentante dei Medici, Lorenzo, portò infatti al collasso la banca di famiglia. Se è vero che Lorenzo fu un raffinato mecenate, che fece di Firenze la culla del Rinascimento, come uomo d'affari si rivelò un disastro e come politico agì senza troppi scrupoli. Racconta Simonetta: «Prese in "prestito" denaro sia dai parenti dei rami secondari della famiglia Medici, sia dal Comune. Soldi che non restituì mai. Dopo la sua morte (1492) si calcolò che aveva sottratto più di un milione di fiorini dalle casse private e comunali».

PAPI ARRAFFONI. I successori di Lorenzo non furono all'altezza di governare e nel 1494, allontanati da Firenze, si rifugiarono a Roma. Ma alcuni di loro si distinsero anche qui, diventando addirittura papi [e riprendendosi, quindi, anche il potere sulla loro città). Ma all'epoca gli eredi di Pietro non erano necessariamente buoni cristiani. E i Medici non fecero eccezione. «Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, fu uno spietato arraffone. A corto di fondi s'inventò una congiura machiavellica... contro se stesso! Accusò i cardinali più ricchi di aver complottato contro di lui e li spogliò di tutti i loro beni. Ma è noto soprattutto per aver scomunicato, nel 1521, Martin Lutero, padre del protestantesimo», spiega Simonetta. «Difettava in carità cristiana anche papa Clemente VII (nipote di Lorenzo de' Medici), che in più occasioni sfoderò un carattere decisamente vendicativo. Firenze, per esempio, pagò a caro prezzo un atto di disobbedienza nei suoi confronti. Nel 1527 la città si ribellò ai Medici e li cacciò; il papa, allora, la mise in ginocchio con un assedio e vi instaurò come duca il tirannico Alessandro de' Medici, pronipote di Lorenzo». Dopo l'uccisione di Alessandro nel 1537 (eliminato a tradimento dal cugino Lorenzino, che lo attirò in una trappola promettendogli una notte d'amore con sua sorella), i Medici però riuscirono a riportare il casato all'antico splendore.

LE COGNATE "LUSSURIOSE". Ma altri fatti di sangue attendevano l'illustre casata, e riguardavano due donne: Isabella, figlia di Cosimo I e moglie del duca Paolo Giordano Orsini, e sua cognata Leonora Alvarez de Toledo, moglie di Pietro de' Medici, fratello di Isabella. Le due morirono nel 1576, a pochi giorni di distanza l'una dall'altra. La leggenda narra che furono assassinate dai mariti per averli traditi. Fare uccidere una moglie infedele o presunta tale non era certo un evento straordinario: si trattava del modo più rapido per sbarazzarsi di una sposa non più utile o gradita. Ma le cose non andarono proprio così. Sembra che Leonora sia stata assassinata, ma su ordine del granduca Francesco I e non per una questione di corna, bensì per le sue pericolose amicizie con gli oppositori di casa Medici. Un delitto politico, insomma. Per quanto riguarda Isabella, invece, la poveretta non era ancora stata sepolta che già iniziavano a circolare piccanti pettegolezzi: si diceva che il marito l'avesse strangolata perché si era rivelata una donna di facili costumi. Solo grazie all'archivista Elisabetta Mori, autrice di una biografia sulla donna, è stata fatta chiarezza: pare che Isabella sia morta di malattia.

LE DUE REGINE. Un'altra figura su cui si è spesso puntato il dito è la regina di Francia Caterina, dipinta ancora oggi come personaggio feroce e intrigante. «Caterina è stata a lungo calunniata, mentre il suo lato umano fu sempre sottovalutato», dice Simonetta. «Nipote di Lorenzo il Magnifico e orfana dei genitori, nel 1533, a 14 anni, sposò il secondogenito del re di Francia Francesco I, che salì al trono nel 1547 con il nome di Enrico II. Caterina non riuscì ad avere figli per più di dieci anni e corse il rischio di essere ripudiata. Poi gli eredi arrivarono e tre di loro divennero re». Per vent'anni Caterina sopportò la relazione del marito con la bella Diana di Poitiers. Ma quando Enrico morì nel 1559, la Medici tirò fuori le unghie e iniziò a governare la Francia. I francesi con disprezzo la chiamavano la "mercantessa fiorentina". La accusavano di maneggiare veleni e guardavano con sospetto il legame con l'indovino Nostradamus, il suo inseparabile astrologo di corte. Caterina visse in uno dei periodi più bui della Storia: le guerre di religione tra cattolici e protestanti (gli Ugonotti in Francia). La regina era cattolica e sicuramente c'è stato il suo zampino nella strage di San Bartolomeo (23-24 agosto 1573), che costò la vita a circa 30mila ugonotti. Il massacro, che compromise definitivamente la sua reputazione, va però contestualizzato, spiega Simonetta: «II partito ugonotto stava prendendo il sopravvento sulla Corona. Intervenire era questione di vita o di morte. Inoltre Caterina non fu l'unica responsabile: la decisione fu presa in concerto con il re Carlo IX (suo figlio) e i consiglieri del partito cattolico».

Dopo Caterina un'altra Medici divenne regina di Francia, Maria. E anche per lei il trono fu un sedile alquanto scomodo. Nel 1600 lo zio Ferdinando I, granduca di Toscana e zio di Maria, la diede in moglie al re Enrico IV. L'unione fu infelice: Maria, gelosa e autoritaria, non sopportava i ripetuti tradimenti del marito. Nemmeno con il figlio, re Luigi XIII, le cose andarono meglio. La regina voleva dire la sua su tutto, e Luigi, esasperato, nel 1617 la rinchiuse nel castello di Blois. Maria fuggì calandosi dalla finestra e, pagando i soldati con i suoi gioielli, organizzò una rivolta contro il figlio. Il tutto finì con una riconciliazione, ma la regina morì in esilio, dimenticata da tutti. Non però dalla Storia (a Maria, nonna del Re Sole, si deve l'ascesa di Richelieu) né dall'arte (a lei è dedicato il celebre ciclo pittorico di Rubens) né dalla letteratura. Dopo Maria, nessun Medici salì più al trono e nel '600 iniziò il declino della famiglia, estintasi nel 1737 con Gian Gastone (morto senza eredi), ultimo granduca di Toscana della dinastia.

VITE DA ROMANZO. Lo scrittore italiano Matteo Strukul ha dato alle stampe un’intera saga di romanzi storici dedicata ai Medici. Con i suoi libri dedicati ai grandi uomini e grandi donne della famiglia (Cosimo il Vecchio, Lorenzo il Magnifico, Caterina e Maria de’ Medici), ha vinto il Premio Bancarella 2017.

Da che cosa nasce l’idea di una saga sui Medici?

Leggendo Machiavelli e Guicciardini, ho scoperto che Cosimo il Vecchio fu esiliato a Padova, la mia città. Ho scelto di raccontare i Medici riportando i fatti come accaddero davvero, aggiungendo figure di fantasia che interagiscono con i personaggi storici.

Quindi non ha avuto bisogno di “ricamare” sulle vicende?

Ho giocato sulle ambiguità. Per esempio nella relazione tra Lorenzo e Lucrezia Donati (la donna toscana di cui si invaghì). Per assicurare prestigio alla sua famiglia (che non era aristocratica) Lorenzo sposò la nobildonna Clarice Orsini; ma non abbandonò Lucrezia. Non si sa a che punto arrivò il loro rapporto, così nel romanzo su Lorenzo mi sono preso la libertà d’immaginare scene di passione tra i due. Altro enigma storico su cui ho “ricamato” è la presunta omosessualità di Leonardo da Vinci, geniale artista protetto da Lorenzo. Fu realmente imputato per sodomia, ma poi le accuse caddero. Perché? Nel romanzo ho ipotizzato che sia stata Lucrezia a scagionarlo dando falsa testimonianza.

E il rapporto tra Caterina e Nostradamus?

L’astrologo predisse la morte violenta del marito e dei figli. Il loro legame contribuì alla nascita del mito del lato oscuro della regina. Una fama che si smorzò nell’Ottocento quando emerse il vero volto della sovrana: umiliata dal marito che per dieci anni la ignorò, innamorato di un’amante di vent’anni più vecchia di lui.

Sesso, sangue, violenza: gli ingredienti per intrigare il pubblico di oggi ci sono tutti. È per questo che le serie tv hanno così successo?

Se penso alla fiction I Medici (in autunno la seconda stagione) mi sembra di cogliere negli spettatori italiani anche un po’ di nostalgia per il Rinascimento, un modello culturale imitato in tutta Europa, che oggi non esiste più.

Fonte: Focus Storia 18/01/2018


18/01/2018

Scarica file PDF allegato