''Genitori, il vostro silenzio su droghe e sesso uccide''. Parla Juno Dawson, l'autrice (transgender) più amata dai teenager


The Queen of teen" l'ha definita il Guardian. Il nuovo romanzo di Juno Dawson, autrice transgender di romanzi per ragazzi risponde al bisogno di parlare onestamente delle dipendenze giovanili. Proprio come fa Lexi, l’insopportabile, ma irresistibile protagonista

Di Stefania Medetti


A quarant’anni di distanza da quando Christiane F. ha messo a nudo la vita dei giovani tossicodipendenti di Berlino, un’altra adolescente rivela la realtà della dipendenza 2.0 nel romanzo “Tutta colpa mia” (Newton Compton Editori). La firma è di Juno Dawson, autrice britannica transgender che ha raccontato le sue esperienze personali, cambiamento di sesso incluso, in una serie di saggi e articoli sul mondo Lgtb. Ribattezzata “Queen of Teen” per il suo ruolo nella letteratura per adolescenti, Dawson tocca ancora una volta un tema scottante in modo accessibile, attraverso le vicende di una giovane ereditiera tossicodipendente. “Lexi è una ragazza fuori controllo, molto diretta e sarcastica che mi ha perseguitato per un paio di anni senza che sapessi cosa fare con lei”, confessa l’autrice. “È stato quando ho letto di una situazione analoga, di una ragazza molto ricca vittima della droga e di gang criminali che mi sono chiesta che cosa le sarebbe successo. Il pezzo finale del puzzle è stata la clinica: ho capito che avrei potuto portarla fuori da Londra per arrivare alla fine del mistero”.
Il romanzo arriva nelle librerie italiane nei giorni in cui l'opinione pubblica è sconvolta dal caso della giovane Desirée, la sedicenne violentata e uccisa a Roma.

Un mondo di persone isolate
Il romanzo, infatti, ripercorre in modo “circolare” le tappe dall’overdose all’ingresso in un lussuoso rehab, dall’incontro con altri giovani impegnati in un difficile percorso di disintossicazione al ritorno alla vita da persona che ha conquistato la propria libertà. Dalla storia, la protagonista emerge come un personaggio franco, schietto e diretto: “Lexi è priva di filtri, dice esattamente quello che le passa per la testa. Ma è anche una stronza, però lo sa e se la odi, lei odia già se stessa e tanto vale. Quindi, alla fine viene naturale sentirsi in empatia con lei”, aggiunge Dawson che da sempre ha fatto della sincerità più estrema il tratto distintivo della sua prosa. Nel racconto, si fa notare l’assenza degli adulti. La persona che salva Lexi dall’overdose e la accompagna in clinica contro la sua volontà, infatti, è il fratello Nikolai. “Da un punto di vista letterario, i genitori sono sempre una presenza ingombrante. Perché è chiaro che sei hai dei genitori attenti e che ti amano non possono, salvo eccezioni, succedere cose gravemente negative. Quindi, proprio per favorire il meccanismo narrativo sono stati tenuti fuori. A questo modo, però, ho avuto anche la possibilità di sottolineare che i genitori di Lexi conducono una vita altrettanto disturbata e sono due figure egoiste”. Ben diverso, invece, è il fratello i cui tratti - rivela Dawson - affondano le radici nella sua famiglia. “Mia sorella ha quasi la mia stessa età ed è come se avessimo sviluppato un linguaggio segreto inaccessibile ai nostri genitori. Quando ero piccola, era allo stesso tempo il mio alleato più fedele e il mio peggior nemico e credo che ci sia molto di questa relazione anche fra Lexi e Niko”.

L’importanza di guardarsi negli occhi
“Tutta colpa mia”, però, non è solo un avvincente resoconto di un percorso di riabilitazione, perché è anche - o, forse, soprattutto - un conversation starter per guardarsi negli occhi e parlare di un argomento mai facile come le droghe e le dipendenze. “In generale, i libri sono l’alleato perfetto per affrontare conversazioni che non si riescono ad approcciare in prima persona. L’ho vissuto con il mio primo saggio “This book is gay” in cui ho raccontato il mio percorso dalla convivenza con all’accettazione della mia sessualità. So che ha aiutato moltissime famiglie a parlare senza sentirsi minacciate di un argomento così importante. Spero che questo nuovo romanzo potrà  a sua volta aiutare a rompere il ghiaccio sul tema delle droghe e delle dipendenze”. Secondo l’autrice, infatti, il modo in cui comunemente si tratta l’argomento non aiuta ad arginare il fenomeno. “Nel Regno Unito, per esempio, c’è un problema di fondo nel modo in cui si insegna ai giovani cosa significhi il consumo delle droghe. L’approccio, di solito, è del tipo: 'Se ti droghi, morirai', ma non ci vuole molto a capire che non è vero. Cioè, poiché la minaccia non ha conseguenze immediate, molti giovani cominciano a sperimentare proprio perché sono convinti di essere stati tratti in inganno. Come adulti, dunque, dovremmo essere molto più onesti su cosa succede alle persone che fanno scelte controproducenti”.

Un messaggio per genitori e figli
Nel conto, infine, entrano anche altre forme dipendenze: i compagni di rehab di Lexi, infatti, soffrono di disturbi dell’alimentazione, autolesionismo, dipendenza dal sesso. “La vita è veramente difficile certe volte e non possiamo fare finta che le droghe e le dipendenze non esistano”. Quello che circonda l’argomento, molto spesso, è il silenzio. “Il silenzio, però, è un killer”, osserva l’autrice.
Ma cosa direbbe a una famiglia che deve confrontarsi con questo tipo di problema? “Posto che nessuna famiglia assomiglia alle altre e ogni caso è a sé, credo che suggerirei di ritornare all’inizio, quando il fenomeno è cominciato. Nessuno nasce dipendente e di solito le ragioni che spingono in questa direzione sono la depressione e l’ansia. Parlare di salute mentale, dunque, è più  importante che mai”. Il messaggio per i giovani, invece, è contenuto fra le pagine del libro: “Nessuno ti può biasimare e non è mai troppo tardi per chiedere aiuto”.

Fonte: D.it 26/10/2018


26/10/2018

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