FREIDA MCFADDEN - L'INTERVISTA


Freida McFadden, nuovo fenomeno dei thriller USA: «Mi autopubblicavo, oggi batto Grisham»

Intervista di Riccardo De Palo su Il Messaggero

 

 

Freida McFadden è il nuovo fenomeno della narrativa americana. Con due thriller nella classifica dei bestseller del New York Times, sezione fiction, e sei in quella dei tascabili, sta vendendo più copie di mostri sacri come James Patterson, John Grisham o Stephen King: 8,5 milioni, finora. Ed è in corso di pubblicazione in 40 lingue. «Da un mese o due è così - precisa lei in collegamento dalla sua casa di Boston con vista sull’oceano - ma chi può dire quanto durerà?» Freida McFadden è lo pseudonimo di una dottoressa specializzanda in chirurgia cerebrale, che tiene molto al suo anonimato. Anche per questo rilascia poche interviste (questa è la prima italiana). Dopo Una di famiglia e Nella casa dei segreti, con la stessa fortunata protagonista, la domestica dal passato oscuro Millie, Newton Compton pubblica proprio oggi un altro thriller di grande suspense: Non mentire.


Il suo vero nome non ce lo vuole dire?


«No, fin dal primo momento ho voluto tenere separato il mondo della scrittura dalla mia vita professionale. Specialmente se scrivo di temi medici: non vorrei che qualche paziente temesse di finire in un libro».


Nelle scarne biografie disponibili si legge che lei vive con un marito ingegnere, due figli e un gatto nero.


«Purtroppo, quel gatto non c’è più. Ora ne abbiamo uno grigio».


A nome di tanti autori in cerca di successo: come ha fatto?


«Non saprei. C’è sicuramente un briciolo di fortuna, nel pubblicare il libro giusto al momento giusto. Perché ce ne sono tanti, di buoni romanzi in circolazione».


La sua ricetta qual è?


«Sembra che io scriva esattamente quello che la gente vuole leggere».


Vale a dire?


«Prenda il mio caso: sono una madre lavoratrice che ha sempre un mucchio di cose da fare. Non voglio certo mettermi a leggere qualcosa di difficile. Prendo soltanto romanzi che posso continuare a seguire, malgrado il rumore della tv in sottofondo. Devono essere libri semplici e molto coinvolgenti. Mi devono divertire».


Parliamo del romanzo che l’ha lanciata, “Una di famiglia”.


«È un libro che parla di una donna che fa un terribile lavoro. È anche quello che capita a un medico come me che cerca di fare pratica: se fai un errore diventa un incubo. Quindi, nel caso della domestica, volevo catturare quel tipo di frustrazione. Chi è veramente Millie? E la padrona di casa, perché la tratta così male?»


C’è qualcosa di lei in Millie?


«Sono un’incassatrice anche io. Ma, a differenza di lei, non sono mai stata in prigione».


Però anche lei ha una doppia vita, come i personaggi dei suoi libri: medico di giorno e scrittrice di notte?


«A dire la verità sto trascurando il mio primo lavoro, perché correggo bozze tutto il tempo. Vado in studio solo una volta alla settimana». 


Come ha cominciato?


«Ho iniziato autopubblicandomi, durante il mio primo anno da specializzanda, che è stato il più duro di tutti, ero sempre sotto pressione. Pubblicai il primo libro per divertirmi. Volevo smettere, ma poi mi è venuta un’idea per una nuova storia. E poi un’altra ancora...»


È vero che non voleva dare alle stampe “Una di famiglia”?


«Sì era molto più dark rispetto agli altri romanzi che avevo scritto. Di solito li faccio leggere prima a mia madre, ed ero sicura che a lei non sarebbe piaciuto. È rimasto nel cassetto, anzi, in un hard drive, per molto tempo».


Quanto?


«Per anni. Poi sono stata avvicinata da un editore, che pubblicava ebook. E ho pensato che forse valeva la pena di consegnarglielo: mi sono accorta che aveva un finale molto soddisfacente».


E ora sta riproponendo i libri autopubblicati in precedenza, vero?


«Sì ed è bello vederli nei negozi, è una cosa che non capita a molti autori che si pubblicano da sé. È bello parlare con catene come Barnes & Nobles, vedere che a volte hanno intere pareti ricoperte dei miei titoli. È qualcosa di surreale, ma è anche bellissimo. Il sogno di ogni scrittore».


Ora in Italia esce un altro suo libro, “Non mentire”. Cosa possiamo anticipare della trama?


«È uno dei miei preferiti. Parla di una coppia, Trisha ed Ethan. Vanno a vedere una casa da comprare, ma rimangono bloccati da una tempesta di neve. Scoprono che l’abitazione apparteneva a una psichiatra scomparsa, Adrienne Hale, e trovano in una stanza segreta i nastri in cui lei registrava le sue sedute con i pazienti. Pian piano, si comincia a comprendere cosa le è successo».


Sembra che le piaccia molto mettere nei suoi libri donne e case misteriose.


«Sono molto affascinata da certe cose. E i miei personaggi femminili spesso fanno cose che altre, più dotate di logica, non farebbero».


Lei scrive anche, spesso, di bugie.


«Credo che sia interessante, inserire nella storia un narratore o un personaggio che non è totalmente sincero. È anche più realistico».


A lei capita di mentire?


«Qualche volta. Come a tutti. Ma non più della media».


Anche lei però ha dei segreti, come i suoi personaggi.


«Certo. Per questo ho uno pseudonimo, no?»


“Una di famiglia” è stato opzionato da Lionsgate. Quando lo vedremo al cinema?


«Ci stiamo lavorando. Non so ancora quando arriverà nelle sale, ma esiste una sceneggiatura. Ci vogliono sempre anni, dal giorno della firma del contratto al prodotto finale. E poi c’è stato un lunghissimo sciopero degli autori a Hollywood».


Altri suoi romanzi sono stati opzionati?


«Sony ha comprato The Coworker e Netflix Never Lie (“Non mentire”, ndr), per farne dei film».


In Italia ci verrà per la promozione?


«Magari, amo il vostro Paese. Uno dei miei personaggi preferiti di Una di famiglia è italiano. Enzo. Peccato che io lasci di rado il Massachusetts».


03/09/2024

Scarica file PDF allegato