Ecco come aiutare i nostri figli a vincere le sfide digitali


Il docente di filosofia Jordan Shapiro ci guida nelle scelte difficili che ogni genitore deve compiere. A partire dal tris di ricette indispensabili: pazienza, supporto, amore

di Silvana Mazzocchi

La tecnologia è onnipresente nella nostra vita quotidiana e in futuro lo sarà sempre di più. Ma se esiste il rischio di un uso eccessivo e poco responsabile delle tecnonologie, si deve a maggior ragione imparare a servirsene nel modo migliore e più utile per le generazioni che verranno. Per vincere la sfida è innanzi tutto indispensabile sfatare il luogo comune secondo cui la tecnologia fa male ai bambini e liberarsi della diffidenza sterile e dannosa che alla lunga non può che rivelarsi controproducente. La strada giusta da percorrere è invece quella di governare tutti gli strumenti digitali a disposizione e insegnare ai più piccoli  a usarli in modo etico e salutare. In testa i videogiochi praticati con bambini di paesi diversi, che possono essere un validissimo strumento per costruire interazioni sociali nell'ambiente sicuro della propria casa.

Ne è convinto Jordan Shapiro, docente di filosofia e tra i massimi esperti di competenze digitali e tecnologia dell'istruzione. Nel suo libro  Il metodo per crescere i bambini in un mondo digitale, Shapiro invita a prendere atto che i bambini contemporanei saranno i protagonisti di nuove cittadinanze globali e a tutti quelli che pensano che i ragazzini di oggi, cresciuti a tablet e smartphone, manifesteranno problemi e disturbi nell'apprendimento, risponde offrendo uno scenario diverso e rassicurante. Perché, afferma, se utilizzati correttamente, gli strumenti digitali potranno rivelarsi un aiuto indispensabile e prezioso per la costruzione del mondo che verrà.

Ma che cosa fare e che cosa invece evitare per accompagnare i bambini  in piena età evolutiva in modo efficace e corretto? Come valutare le possibili conseguenze negative, e come usare e potenziare quelle positive ? Jordan Shapiro parte dalla premessa che un metodo efficace per insegnare ai genitori del ventunesimo secolo a crescere i propri figli nell'èra digitale, c'è.  E consiste nel saper distinguere tra video o messaggi di puro stampo commerciale e tutto quanto invece stimola la creatività e la capacità di comunicazione. E necessario dunque limitare i primi e puntare invece sui secondi.  Perché videogiochi, internet e  social, sono da considerare mezzi utili per creare e stimolare nuovi modelli di cittadinanza e di comunicazione. Per riuscire nel loro compito educativo gli adulti devono però cambiare rotta: abbandonare i luoghi comuni  e l'affezione ai vecchi metodi, accettare il presente e partecipare ai grandi cambiamenti epocali in atto, accompagnando i figli nei giochi digitali, nelle comunicazioni relazionali  e rendendosi disponibili a mutare schemi mentali e aspettative.
 
Oltre alla creatività digitale, (è il consiglio di Shapiro a genitori ed educatori) dovrebbe essere incoraggiato il gioco "sociale" mediato dalla tecnologia digitale. Poiché i giochi multiplayer online, sebbene possano sembrare superficiali e frivoli, promuovono spirito di cooperazione tecnologica e offrono ai bambini l'opportunità di esercitarsi nell'impegno, nella comprensione e nell'empatia digitale. Competenze che, da adulti, si riveleranno  utilissime. In conclusione: mai consegnare semplicemente un tablet ai propri figli, ma farsi coinvolgere nell'uso che ne fanno. Lasciarli soli è inopportuno, può portare a un uso distorto del mezzo, fino al rischio di cyperbullismo o narcisismo. "Può accadere conclude Shapiro "quando gli adulti non riescono a spiegare bene ai figli come ci si comporta online". O quando non li guidano alla scoperta del mondo digitale nel modo giusto: con la pazienza, il supporto e l'amore che dovrebbero caratterizzare ogni aspetto della genitorialità e dell'educazione.
 
Quindi possiamo stare tranquilli: la tecnologia non fa male ai bambini. Ma qual è il limite di utilizzo dei supporti tecnologici?
"Molti adulti si preoccupano di quanto tempo i propri figli trascorrono utilizzando strumenti digitali. I realtà però la vera questione non è il TEMPO. La tecnologia ormai fa parte integrante della nostra vita, non è più un elemento opzionale. Immaginate se anche i grandi dovessero limitare l'uso di strumenti digitali a poche ore al giorno; sarebbero in grado di svolgere lo stesso il proprio lavoro? Nella maggior parte dei casi credo di no. Riuscirebbero a coltivare allo stesso modo le loro relazioni sociali? Ne dubito. Il mondo è enormemente cambiato. Ormai siamo tutti iperconnessi. La tecnologia è qui per restare. E se da una parte gli adulti fanno bene a preoccuparsi di qual è il bene per i loro bambini, il diffuso atteggiamento diffidente nei confronti degli strumenti digitali non aiuta nell'impresa. Piuttosto che evitarli, dobbiamo andare loro incontro: abbiamo bisogno di affrontare le sfide che ci sottopongono. Dobbiamo essere certi che i nostri figli imparino a integrare questi strumenti nella loro vita in maniera etica e salutare. In definitiva, la vera questione è CHE COSA i bambini fanno con questi strumenti, non per quanto tempo li utilizzano".
 
Videogiochi, social network, internet, il cambiamento è epocale. Come possono fare genitori ed educatori a equipaggiarsi per insegnare ai bambini a essere cittadini del nuovo mondo digitale?
"Una volta che i genitori e gli educatori avranno accettato il fatto che la tecnologia è qui per restare, possono cominciare a pensare che tipo di presenza digitale vogliono incoraggiare e quale invece vogliono scoraggiare. Per esempio, non credo che dovremmo permettere ai bambini di guardare per ore i video di YouTube sui giocattoli: si tratta sostanzialmente di informazioni commerciali che non fanno altro che alimentare il consumismo e insegnano ai più giovani che la sicurezza in se stessi e il benessere sono collegati allo status e alla ricchezza, ovvero all'accumulazione di beni materiali. Non è un bel messaggio. Ma se nostro figlio trascorre tante ore a creare musica elettronica o a disegnare modellini in 3D? Di certo non vorremo porre un limite alla sua creatività. È la capacità di esprimersi che promuove il progresso. Ricordatevi che le innovazioni sono sempre state, storicamente, tecnologiche: facciamo leva sugli strumenti del tempo per comunicare la nostra visione del mondo agli altri. Quindi, oltre alla creatività digitale, dovremmo incoraggiare anche il gioco sociale mediato dalla tecnologia digitale. I giochi multiplayer online possono sembrare superficiali e frivoli a genitori e educatori, ma promuovono uno spirito di cooperazione tecnologica; offrono ai bambini l'opportunità di esercitarsi nell'impegno, nella comprensione e nell'empatia digitale, che per loro, quando diventeranno adulti, saranno indispensabili".
 
 Consigli pratici e suggerimenti. 
 "Non c'è nulla di più importante di quel che i ricercatori chiamano joint media engagement, espressione con la quale si indica il modo in cui i bambini e gli adulti si dedicano insieme ai media. I genitori dovrebbero giocare ai videogiochi con i figli, o almeno dimostrarsi interessati ai giochi che i figli fanno, fare domande e discuterne con loro. Dovrebbero anche costituire un buon modello di approccio al mondo dei social media. Iscriversi a Instragram, Twitter o Facebook e interagire online con i propri figli. Ovviamente, i più piccoli potrebbero voler prendere le distanze dai genitori. Ma non tocca a loro scegliere. È davvero importante che gli adulti comincino a interagire nel mondo digitale con i bambini. Altrimenti come farebbero questi ultimi a imparare a usare gli strumenti tecnologici in modo maturo, etico e responsabile? Come farebbero a imparare a usare questi strumenti per creare il tipo di società, cultura e comunità al quale aspiriamo? Pensateci un attimo: parliamo ai bambini del sesso affrontando l'argomento con la massima serietà. Insegniamo loro le buone maniere a tavola mangiando insieme.  Insegniamo loro ad attraversare la strada prendendoli per mano. Insegniamo loro a giocare con gli altri bambini supervisionando i momenti di gioco. Quando sono molto piccoli, li correggiamo costantemente se colpiscono qualcosa o se mordono. Perché non dovremmo essere ugualmente coinvolti nella loro vita digitale? Invece consegniamo loro un tablet, li lasciamo da soli, e poi ci stupiamo del fenomeno del cyberbullismo. Perché Twitter è pieno di insulti e di odio? Perché Instagram è pieno di vuoto narcisismo? Perché gli adulti non hanno ben spiegato ai loro figli come ci si comporta online. Peggio ancora, non li abbiamo guidati alla scoperta del mondo digitale con la pazienza, il supporto e l'amore che dovrebbero caratterizzare ogni aspetto della genitorialità e dell'educazione.

(Traduzione di Clara Serretta) 

Fonte: Repubblica.it 13/03/2019


13/03/2019

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