Diavolo d'acqua


In quegli anni a Venezia lavorava il grande Tiziano; e la città traboccava di spezie, seta e musica. I commerci arricchivano la Laguna; e le donne indossavano fili di perle sui seni e passeggiavano in pianelle. Fu allora che sbarcò da un mercantile un bambino di nome Shui, comprato da un mercante ricco e intelligente, con una moglie di rinomata bellezza, per farne il compagno di giochi della figlia, già famosa per la sua voce melodiosa. Ma una notte...

di Alex Connor


Era il tempo in cui l’illustre Tiziano, il grande artista, lavorava a Venezia, e la città traboccava di spezie, seta e musica. Il tempo in cui le navi giungevano ogni giorno con le loro merci, e le donne con i capelli raccolti e le perle ad adornare il seno passeggiavano in pianelle per le strade. Fu allora che lui arrivò a Venezia. Un bambino di nome Shui, sbarcato da un mercantile, con gli occhi da sfinge. Uno schiavo proveniente dall’Oriente. L’uomo che l’aveva comprato era un mercante ricco e intelligente, con una moglie di rinomata bellezza e una figlia famosa per la sua voce melodiosa. 
Ma Valentina non sa nulla di tutto questo, è solo una bambina e non ha idea di cosa c’è al di fuori della sua casa e del suo giardino. Il talento che possiede sta ancora prendendo forma; gli altri ne parlano già, lei lo ignora. E i suoi genitori desiderano che sia così.
Hanno cercato a lungo un altro figlio, ma non è arrivato, e per questo Massimo le ha comprato Shui. Dev’essere un compagno di giochi, non uno schiavo. Non è affatto un uomo malvagio, questo mercante. Appena arrivato, Shui osserva l’erba che i giardinieri si premurano di mantenere verde, le lucertole sui muri che si crogiolano al sole, e i fichi grandi quanto il suo pugno, illuminati dai raggi caldi. Poi scorge Valentina, la sua nuova compagna di giochi. La sente cantare. Resta a fissarla: i suoi occhi sono scuri, quelli di lei azzurri come l’acqua. Valentina indietreggia, come se avesse paura di lui, sua madre sorride e convince la figlia ad aprirsi a una nuova amicizia.
Quella notte Valentina sogna il bambino schiavo. Ha le squame come i pesci del mercato e le dice: «Vieni da me, sotto il ponte. Sì, sì, da questa parte. Vieni, è fresco qui, e buio, e pieno di suoni».
La bambina si sveglia e grida, poi aspetta che arrivi sua madre. Ma non viene nessuno. Notte dopo notte, Valentina continua a sognare il ragazzo. Di giorno è costretta a giocare con lui, che è veloce, allegro e vivacissimo. Lei sa che Shui ha conquistato i suoi genitori e si chiede perché mai loro non sognino mai il bambino con le squame che li chiama da sotto il ponte.
L’estate giunge rapida e umida. Prima pioggia, poi sole, più violento. I vicoli sono bollenti, nei canali aleggia l’odore delle fogne, i topi scorrazzano sopra la linea dell’acqua. La città è assonnata, nauseata dal caldo, ma di notte la frescura arriva come un lampo cieco e rende gelida la pietra.
Lui è diventato il preferito di sua madre. Quel ragazzino, un intruso. Valentina vede come lo coccola, osserva il suo corpo agile e snello avvolto in abiti di seta azzurra che fanno sembrare i suoi occhi neri come la pece. Arriva persino a rannicchiarsi contro il fianco di sua madre, quando lei glielo permette, e le posa in grembo le braccia sottili, simili ad ali senza piume.
Un angelo senz’ali… cos’è mai?, si chiede Valentina. Un diavolo, ecco cos’è.
Questo ragazzino sconosciuto è un diavolo, anzi il Diavolo. Per tutta l’estate viene a chiamarla in sogno. Coperto di squame, le sussurra da sotto i ponti. Ma lei non va mai da lui. È saggia, Valentina, sa che non bisogna fidarsi del Diavolo.
Poi una sera sua madre e suo padre escono per andare a un ballo. La tata di Valentina dorme ai piedi del suo letto, ma lui viene lo stesso. Shui. E questa volta ha le ali. Però non sono ali con le piume le sue, sono dure e coperte di squame, e Valentina scappa. Via dal suo sogno, a Venezia, lungo strade e marciapiedi che le sono proibiti, troppo vicina ai canali, al grembo avido dell’acqua e ai ratti che la guardano con occhi sbarrati da sotto le barche sporche di grasso. 
Lui la insegue e lei si ritrova in un posto proibito, l’attracco delle gondole, sulle scale che non portano da nessuna parte, se non all’acqua. Ha corso troppo veloce e solo alla fine si è accorta dell’errore. Si volta, il suo piede perde contatto con il terreno e Valentina affonda nella laguna. E lui è lì, con le sue ali antiche da pesce, che la guarda.
Ma qualcun altro lo ha visto. Sua madre arriva correndo dall’argine, si lancia nel mare scuro e nuota verso la sua bambina, sua figlia che sta annegando e si rivolta su se stessa al freddo e al buio. 
Disperata, afferra la mano di Valentina e la tira su. Su, su, di nuovo verso l’aria, avanzando nel freddo e nel mare che la opprime finché non riesce a spingerla di nuovo sui gradini. Valentina annaspa, tossisce e poi vede Shui, il fantasma dell’acqua, il bambino dell’acqua, che torna a prenderla. 
Ma anche sua madre lo vede e gli afferra una gamba. Con tutte le sue forze lo trascina sott’acqua, tra le alghe e i giunchi. Giù, sotto i pezzi di legno e i relitti e le carcasse di animali morti. Giù nell’oscurità della morte, dove non c’è aria. Lui si dibatte, ma le sue orride ali sono troppo pesanti e lo trascinano a fondo, mentre sua madre lo tiene giù.
Valentina racconta la storia a tutta Venezia. La canta, da sola. La storia di Shui, e di come sua madre l’ha salvata. Di come sua madre è morta per lei… E Valentina cresce diffidente, si tiene alla larga dall’acqua e ripete la sua storia agli amici e a chiunque voglia ascoltarla. Li mette in guardia. Dice loro – ascoltate, è la parte più importante – che sua madre è scomparsa sotto il mare e ha con sé il suo bambino preferito. Che ora vive sotto Venezia insieme a Shui, e adesso lo ha riconosciuto per quel che è veramente. Conosce la sua malvagità, la sua natura diabolica. Lo tiene con sé come un cucciolo, suo schiavo per sempre. 
La Madre è l’Angelo dell’Acqua, il ragazzo è il Diavolo. Lottano tra di loro per la supremazia sul mare. Sulle acque. Se gli riesce, Shui afferra le caviglie della gente che gli passa troppo vicino, ma la Madre lo sorveglia e salva quelle persone dall’annegamento. Lotta contro di lui sotto la città, sotto le chiese dorate e le piazze. Sotto le statue dei Leoni di Pietra e i turiboli d’incenso sacro. Lotta contro il Diavolo dell’Acqua finché non ha la meglio su di lui. 
Ma a volte ha bisogno di dormire e, stanca di fare la guardia e di lottare, chiude gli occhi. E allora Shui riemerge da sotto le rocce, da dietro i piloni che affiorano dall’acqua, e tende le sue lunghe braccia verso la superficie. Scivola lungo i canali, sotto i ponti, e lascia le sue impronte acquatiche nei sogni dei bambini. Li chiama, il volto coperto di squame, le braccia corrose dall’acqua, gli occhi neri come la pece. Li chiama in una lingua che solo lui conosce, ma che i sognatori comprendono. 
Per vent’anni la Madre ha tenuto il mare al sicuro, nessuno è annegato in quelle acque. Poi arriva un’altra estate torrida, e lei è lì, nella frescura marina, sotto i piloni che sorreggono il peso di Venezia. I suoi capelli ora sono lunghi e si arricciano tra le alghe, gli occhi azzurri, dello stesso colore del mare. I suoi abiti sono ricoperti di conchiglie e piccoli crostacei, la sua pelle è di madreperla. È bella e terribile, e non ha alcuna pietà per il Diavolo dell’Acqua, che attende solo di vederla addormentarsi di nuovo. 
L’ho già detto che sono passati vent’anni? Be’, è così. E la Madre infine abbassa la guardia. Si addormenta sotto la luna calante e Shui le scivola accanto nell’acqua, la sua meta è la superficie e chiunque passi di là. Lascia il riparo del mare e si inerpica sui gradini coperti di muschio bagnato, le mani squamate premute sulla pietra mentre ascolta il rumore di passi che si avvicinano.
Si ferma. I passi sono a pochi centimetri da lui. Ed è allora che la sente. Una voce, un canto, udito tanto tempo prima. Lui sa bene a chi appartiene. È Valentina, che è venuta sul limitare dell’acqua a cercare sua madre. Spera di rivederla, un giorno. È cresciuta adesso, è alta, assomiglia poco alla bambina che era, tranne che per la voce. E quando si china a scrutare la laguna, Shui tende le braccia, le afferra le caviglie e tira.
Si narra che la battaglia per la ragazza durò tutta la notte. L’Angelo dell’Acqua e il Diavolo dell’Acqua lottarono per Valentina. Alcuni dicono di aver udito delle grida salire dal mare, altri di aver visto strane luci balenare sulla superficie scura dei canali. Qualcuno disse che i gufi erano scesi in picchiata, come non avevano mai fatto prima, e che si era levato un vento così forte da far sbattere le barche contro gli ormeggi. Lottarono per tutta la notte… poi calò il silenzio. 
La mattina dopo l’Adriatico era calmo, i raggi intensi del sole penetravano l’acqua davanti ai gradini. Le onde non restituirono corpi, nessun cadavere riaffiorò con la marea. Alle otto e mezza Valentina si svegliò. Era nella sua stanza, nel suo letto. Ma aveva le braccia coperte di graffi e morsi, e la sua camicia da notte era bagnata di acqua di mare.
Gente di Venezia, non avvicinatevi all’acqua. C’è un Diavolo che vive là sotto. E un Angelo con lui. Quasi sempre è lei a vincere. Contro ogni avversità, contro i suoi sotterfugi e la sua perfidia, contro le sue squame e la sua astuzia, lei trionfa. Ma ogni tanto deve dormire. E allora Shui riemerge, tocca terra con i suoi piedi bagnati, e si riversa nei sogni per attirare gli incauti verso l’acqua. 
State lontani dai gradini, dai ponti, dalle mura. State lontani, a distanza dal mare. Perché se non lo fate, un giorno – quando l’Angelo dormirà – la mano del Diavolo dell’Acqua vi trascinerà via.

Traduzione di Angela Ricci

Fonte: La Lettura 27/10/2019
 


27/10/2019

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