Addio a Imposimato il giudice del caso Moro che l'M5S voleva al Colle


Aveva 81 anni. Era stato parlamentare per tre legislature

L'ultimo post sui social "Più uguaglianza"

Di CONCETTO VECCHIO

Con Ferdinando Imposimato, morto a 81 anni, scompare un protagonista della vita pubblica italiana degli ultimi quarant'anni: magistrato nei casi più scottanti della Repubblica (Moro, l'attentato al Papa, Sindona), parlamentare per tre legislature, scrittore di libri d'inchiesta di successo, infine figura di riferimento del mondo grillino, che lo candidò nel 2015 al Quirinale (prese 127 voti, il più votato dopo Mattarella).

Se n'è andato ieri mattina al Policlinico Gemelli, dove era stato ricoverato d'urgenza il 31 dicembre. I funerali domani alle ore 14, nella chiesa Mater Ecclesiae, nel quartiere Torrino, a Roma. Nato a Maddaloni, Caserta, dopo la laurea in legge comincia a lavorare in polizia, nel 1964 entra in magistratura. Si schiudono anni terribili: violenza politica, terrorismo, rapine, rapimenti. Imposimato risolve i sequestri di persona di Giovanna Amati e Angelo Apolloni, il costruttore edile che fu rapito il giorno prima di Aldo Moro. 

Nell'80, da giudice istruttore, arresta Anna Laura Braghetti, che aveva occupato l'appartamento nel quale lo statista de era stato rinchiuso durante i 55 giorni: grazie alle dichiarazioni dei pentiti Savasta e Peci, individua "la prigione del popolo" in via Montalcini, all'interno 1. Una mattina si presenta dinanzi ai nuovi proprietari, insieme al suo segretario, Cosimo Lagetto. Rievocò così quel momento dinanzi alla Commissione parlamentare Moro, presieduta da Giuseppe Fioroni: «Abbiamo bussato e io ho detto ai nuovi inquilini: sono il giudice. Dovrei fare un'ispezione dei luoghi? Perché? Perché qui  probabilmente è stato Moro». E sua la prima sentenza-ordinanza contro la banda della Magliana. Si occupa di mafia. L'11 ottobre 1983 Cosa nostra incarica i casalesi di uccidergli il fratello, Franco: una vendetta trasversale. Imposimato è costretto a lasciare l'Italia. Ripara a Strasburgo, rappresentante italiano in seno all'Unione europea per i problemi del terrorismo internazionale.

Nell'87 sbarca in Parlamento candidato dal Pci come indipendente di sinistra: vi rimane tre legislature. Inizia così la quarta vita di Imposimato, quella di saggista. Sorgono polemiche per il taglio talvolta complottista, a cominciare dalle sue ipotesi sull'11 settembre. Uno dei libri su Moro, I 55 giorni che hanno cambiato l'Italia, si basa, in parte, sulle rivelazioni di un ex finanziere, Giovanni Ladu, che aveva denunciato il mancato  intervento in via Montalcini il giorno prima dell'esecuzione, sostenendo che le forze dell'ordine ricevettero l'ordine di rinunciare all'intervento. La procura aprì un'inchiesta nel 2013 per calunnia: Ladu avrebbe ingannato Imposimato spacciandosi per Oscar Puddu, ex Gladio. In Doveva morire, un'inchiesta da leggere sui 55 giorni, Imposimato offre una delle rarissime interviste della vedova, Eleonora, fortemente critica su come vennero fatte le indagini. Negli ultimi anni, spesi sulle barricate dei Cinquestelle, amatissimo dalla base M5S, fa anche il giudice per la trasmissione Forum. L'ultimo post su Facebook è un invito all'uguaglianza «dei diritti e delle possibilità». Molti i messaggi di cordoglio, dalla presidente della Camera  Boldrini a Luigi Di Maio, a cui aveva riservato la sua ultima polemica, criticandone la presenza a Cernobbio.

Fonte: La Repubblica 03/01/2018


03/01/2018

Scarica file PDF allegato