De Senectute
Cura e traduzione di Bartolomeo Rossetti
Edizione integrale con testo latino a fronte
Scritto nel 44 a.C. e composto da ventitré capitoli, il Cato Maior de senectute ha la forma di un dialogo. L’argomento della conversazione immaginata da Cicerone tra Catone il Censore, Gaio Lelio e Publio Cornelio Scipione Emiliano è la vecchiaia: l’anziano Catone, che al tempo del colloquio ha già 83 anni, servendosi di folgoranti esempi tratti dalla storia greca e romana, spiega ai suoi interlocutori i motivi per i quali l’età senile non è da considerarsi un male. Se da una parte l’avanzare degli anni comporta infatti il decadimento fisico e l’impossibilità di godere di alcune delle gioie della vita, gli anziani hanno maturato quell’esperienza e acquisito quell’autorità che permettono loro di vivere una vita operosa, attiva e consapevole e di dedicarsi all’educazione dei più giovani. Per coloro poi che hanno vissuto in maniera saggia e onesta, l’avvicinarsi della fine non è un evento temibile, corrisponde piuttosto al trapasso a un’esistenza ancor più serena: le parole del filosofo latino trascendono il tempo e si rivelano ancor oggi di grande attualità.
«Ora neppure rimpiango la vigoria della giovinezza (questo infatti era l’altro punto degli inconvenienti della vecchiaia), non più di quanto da ragazzo desideravo di avere la forza di un toro o di un elefante. Di ciò che abbiamo, solo di questo è lecito far uso, e qualunque cosa fai, falla secondo le tue forze.»